Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Marcello f'abbri ficata di quanto è avvenuto tra Formia e Gaeta, con la costruzione della nota raffineria. Se non siamo male informati, un pericolo di questo genere potrebbe prospettarsi per la costa occidentale della Calabria. Questi pericoli li può evitare anzitutto un piano regionale, che predetermini le vocazioni e le destinazioni generali dei territori. Ma entro questo quadro i piani comprensoriali dovrebbero trovare, in una più diretta forma di partecipazione e di controllo democratico, quelle garanzie di effettiva diffusione sociale degli effetti dello sviluppo che dovrebbero costituire lo scopo fondamentale di ogni piano. Permangono perciò i dubbi sulla possibilità che una pianificazione data in appalto a ditte private possa conseguire pienamente simili scopi: potrebbero, invece, additarsi come ese1npi positivi gli istituti di sviluppo regionale, sul tipo di quelli realizzati in Piemonte e in Lombardia - IRES ed ILSES - che si dovrebbero, nel Mezzogiorno, configurare come istituti di assistenza tecnica allo sviluppo. Un tentativo in questa direzione sembrava essersi avviato in Puglia, con la costituzione di un gruppo di studio che si proponeva, nel quadro di un lavoro di ricerca collettiva e di sollecitazione delle forze locali, di impostare i problemi dello sviluppo• regionale in un quadro unitario. È da augurarsi che l'iniziativa possa dare i suoi frutti. Ma nel campo dell'assistenza tecnica allo sviluppo pensiamo che dovrebbe essere lo Stato ad intervenire, soprattutto nei casi di quei comprensori che, per loro natura, non sono idonei ad attirare iniziative di primaria importanza; e dove, quindi, l'azione da svolgere riguarda l'organizzazione e la distribuzione sul territorio di quelle minori iniziative collaterali che possono nascere come effetti indotti dalle iniziative maggiori attuate nei territori vicini. In questi comprensori, dove lo sviluppo non potrà assumere forme clamorose come a Taranto o a Brindisi, o comunque non idonei a divenire sedi di aree o di nuclei, ma che possiedono non disprezzabili possibilità nel settore - ad esempio - di una economia agricola suscettibile di trasformazioni e di miglioramenti, e capace di alimentare piccole industrie, o che dispongano di discrete possibilità nel settore turistico, e così via (e gli esempi nel Mezzogiorno non mancano), una serie di piani comprensoriali potrebbe vivificare ed organizzare le risorse locali ai fini di quella diffusione capillare che è la migliore garanzia per un effettivo sviluppo globale, e senza la quale anche i « poli » verrebbero a perdere buona parte della loro ragione di essere. Ma chi può fare questi piani, sollecitare ed organizzare le iniziative locali? Ad una attività di questo genere - di assistenza tecnica per lo sviluppo - potrebbe ad esempio dedicarsi un istituto come l'ISES (l'ex UNRRA CASAS), che nel passato, con una serie di piani in vari settori, ma principaln1ente in quello della scuola, aveva già affrontato con successo i problemi dello sviluppo locale nel Mezzogiorno. Sarebbe un modo di utilizzare pienamente un organismo che ha acquisito una non trascurabile somma di esperienza in questo campo e cl1e inoltre possiede un Servizio Sociale particolarn1ente efficiente ed allenato agli studi, alle indagini ed alle iniziative 54 Bibliotecaginobianco

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