Raffaello f"'ranchini zione ». Viene da sorridere, ma non di scherno, di soddisfazione, a paragonare queste dichiarazioni tanto autorevolr.oente concordi nella difesa dell'autonomia e della personalità della ricerca scientifica con certe teo1 rie di filosofi contemporanei, che tendono a vedere nella scienza il mondo del futuro, pianificato e concorde, non più morso da dubbi e da contrasti. Per fortuna, coloro a cui sono affidate in massima parte le sorti del nostro avvenire di uomini la pensano diversamente, cioè da uomini e, sia pure senza averne le intenzioni, di filosofi. Sostanzialmente, sulle grosse questioni umane e politiche, gli scienziati dell'Europa occidentale, come risulta dalla presente inchiesta, sono d'accordo, per diverse e talora opposte che possano essere le loro convinzioni politiche, che vanno dalla sinistra estrema alla destra moderata: e anche questo è un grosso punto a favore di quanti, non da ieri, hanno considerato essenziale e st1periore alle contingenze e agli umori sempre variabili e volubili della prassi politica la difesa della libertà di ricerca. Gli scienziati europei so.no d'accordo sia sull'inutilità dei voli spaziali, che sottraggono somme ingentissime ai veri progressi delle scienze soprattutto biologiche e chimiche da cui l'uomo, per tanti motivi, potrebbe davvero trarre vantaggi decisivi; sia sulla necessità di convincere i governi che per stimolare e favorire la ricerca scientifica è necessario fare esattamente l'opposto di ciò che essi continuano a fare e cioè non già pro,muovere, in certi casi perfino in maniera imperativa, lo sforzo pianificato della scienza applicata ai fini della potenza statuale, bensì creare le condizioni, sempre più favorevoli e larghe, perché la ricerca scientifica si possa svolgere liberamente, senza vincoli politici sì, ma anche senza remore di carattere corporativo e accademico. Occorre investire di più nella scuola e assai meno nelle gare di potenza cosmica, anche se qualcuno degli scienziati argutamente osserva che ogni dollaro investito nei voli spaziali è, tutto considerato, un dollaro d.i meno investito a scopi di distruzione bellica. Ma è anche w1 dollaro assurdamente sottratto all'uomo nella sua espressione più alta, che è quella degli studi e della ricerca spontanea e autonoma. Dalle statistiche risulta (e Cavallari lo mette assai bene in luce) come questi concetti siano stati n1eglio di tutti compresi dal governo britannico, che investe la più alta percentuale del reddito nazionale, tra gli stati dell'Europa occidentale, nella ricerca scientifica. Peggio di tutti da quello italiano, che è al disotto, in percentuale, persino rispetto al Lussemburgo, nel campo degl'investimenti scientifici e il cui attuale Presidente, appena ricevuto l'incarico ministeriale, si è affrettato a sopprimere il dicastero della ricerca scientifica previsto dal suo predecessore e a ridurre i già esigui stanziamenti deliberati per i nostri due massimi Istituti scientifici, provocando le giuste proteste e l'attuale stato di agitazione degli interessati. Il caso dell'Italia è assai indicativo della mentalità che domina nei nostri ambienti, non solo politici, ma accademici, riguardo ai problemi della ricerca scientifica. Cavallari riferisce, nell'ultima parte del volume, che quando, alla fine del_la sua inchiesta europea, è tornato in Italia per ottenere dichiara50 Bibliotecaginobianco
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