Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Note della Redazione cessioni a Malenkov ed a Beria, perché, altrùnenti, gli staliniani (Krusciov!) avrebbero ripreso il potere in Russia; e tutti sanno quello che è accaduto poi! E il medesimo si ripeté al n1on,Lento dei famosi viaggi di Bulganin e di Krusciov: dopo di che Bulganin poté sparire dalla scena senza che vi fossero quelle crisi tanto apocalittica,nente vaticinate. E Zukov non simboleggiò per un momento, per i cremlinologi di tutto il mondo, l' anti-stalinismo? La realtà è che l'Occidente non può regolare la sua condotta su queste vere o presunte lotte per il potere a Mosca. Né vale dire che la minaccia sempre incombente dell'olocausto nucleare dovrebbe indurci a scongiurare l'avvento al potere dei « duri »: non v'è vera111ente bisogno di molta intelligenza per intendere che questi famosi « duri», una volta che fossero al potere, farebbero la stessa politica estera di Krusciov, poiché si urterebbero alle medesime infrangibili realtà di un equilibrio di potenza che equivale all'equilibrio del terrore. Noi non crediamo che si passi dalla dittatura alla libertà per gradi, senza un salto qualitativo; ne crediamo che l'attuale ceto dirif!,ente al potere in Russia possa dare più di quello che ha dato sul piano della destalinizzazione: per tutto questo non possiamo desiderare che le cose si congelino in un equilibrio senza sviluppi, nel quale la dittatura resta il tratto dominante del regime vigente in Russia. Alla stessa conclusione si giunge quando si considera in che cosa sia consistita l'opera di Krusciov, quale si sia n1ostrato nei fatti il suo concetto della destalinizzazione. In sostanza, il regime di Stalin, almeno dal 1934-35 in poi, non era già più la dittatura del partito, ma la dittatura di un despota; e, dunque, per il regime, i gruppi su cui esso si appoggiava erano, praticamente intercambiabili: la polizia valeva il partito, l'esercito valeva la polizia. Vi potevano essere momenti nei quali il dittatore preferiva appoggiarsi al partito piuttosto che agli altri due gruppi; ma questi momenti non potevano non essere effinieri. La logica di una dittatura personale (e di una dittatura personale esercitata nel ,nodo in cui l'ha esercitata Stalin) portava a far leva sugli organi di sicurezza dello stato piuttosto che su qualsiasi altro aggregato politico. In conseguenza, il partito, che aveva fornito a Stalin la piattaforma su cui costruire il suo regime, era stato profondamente umiliato e ferito, allontanato dal potere reale; e quando aveva tentato di reagire era stato sfiancato e paralizzato dalle purghe, dalle epurazioni, dai processi o addirittura soltanto dalle liquidazioni sonZ1narie. L'azione di Krusciov ha n1irato in realtà alla restaurazione dei diritti e dei poteri del partito, alla restaurazione della dittatura del partito su tutta la società sovietica, e dunque anche alla degradazione degli altri corpi politici, e soprattutto della polizia, dalle posizioni di potere che avevano potuto conquistare. Ed oggi Krusciov ed altri_ dirigenti esircitano questa dittatura per conto del partito. Certo, bisognerebbe vedere fino a che punto tale dittatura per conto del partito non sia anche una dittatura sul partito: ma per una chiarificazione del problema che qui ci interessa questo è un argomento di secondaria importanza. Si potrebbe paradossalmente dire che Krusciov ha portato la situazione indietro di trentacinque anni, che egli, cioè, è simile allo Stalin degli anni tra il '25 ed il 46 Bibliotecaginobianco

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