Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Note della Redazione nazionalistiche o di ostinata fedeltà all'amicizia se diremo che il miglior articolo su questo decennale resta quello che Aldo Garosci pubblicò dieci anni or sono nel «Mondo», all'indornani della morte di Stalin. Quell'articolo, se mal non ricordiamo, si potrebbe riassuniere in una frase sola: non si può succedere ad un mito. E, in effetti, Krusciov ha potuto, d'accordo con gli altri, liquidare Beria e poi rhnuovere 1Ualenkov, 1vJ.olotov, Bulganin e tutta la vecchia guardia dei fedeli di Stalin, di cui egli stesso aveva fatto parte e che, se dobbiamo credere a certi accenni del fanioso « rapporto segreto » del '56, il dittatore si accingeva ad uccidere in 1una sorta di estremo parossismo; Krusciov ha potuto organizzare il XX ed il XXII congresso del PCUS, asportare la salma di Stalin dall'imponente mausoleo della Piazza Rossa, distruggere pure le statue di lui, cancellarne il nome da città e da strade, ma non è riuscito a distruggere il mito e nieno ancora a succedere a quel mito. E quando, come nei 1narzo di quest'anno lo stesso Krusciov fa, n è costretto a fare, ai letterati ed artisti sovietici il discorso che tutti sanno, è evidente che dietro l'attuale capo del partito comunista e del governo dell'Unione Sovietica si protendono ancora l'01nbra ed il mito di Stalin; è evidente che non è Krusciov a succedere a Stalin, ma Stalin che succede a Krusciov. La verità è che Stalin vive nei suoi successori e dei suoi successori, e questi non potranno cancellarlo se non cancellando se stessi: quando si avrà ben fermo nella mente questo dato di fatto elementare, forse molti avvenimenti politici russi di questi dieci anni, che a tutta prima sembrano incomprensibili o assurdi o contraddit lo rii gli uni agli altri, appariranno meno aberranti e più plausibili. Chi non ricorda, ad esempio, quella singolare ed assurda distinzione clel « rapporto segreto » tra lo Stalin di prima del 1936 e quello degli anni successivi, tra il liquidatore dei grandi della vecchia guardia bolscevica, da Trotski a Bukharin, e di milioni di altri inermi cittadini, e il paranoico tiranno che coniincia a colpire quelli stessi che l'avevano aiutato nella delirante bisogna precedente? A tale distinzione l'autore del « rapporto segreto » non è mai venuto meno; ed anzi l'ha sempre più o meno esplicita1nente, riconfermata. Ebbene, in essa non v'è solo l'ostinata difesa di una generazione venuta al potere appunto dopo il 1936 ( Krusciov non ha di questi sentimentalismi e non ha esitato a sbarazzarsi di molti dei suoi vecchi compagni di cordata!), ma v'è l'attaccan1ento a qualcosa che è stato fatto con Stalin e che dello spirito e dei metodi staliniani è profondamente impregnato: e l'attuale dittatore del Cre1nlino non può rinnegare veramente quello spirito e quei metodi senza strapparsi le sue viscere stesse. E, ancora, chi non ricorda l'assurda pretesa che il riconoscimento e la condanna del « culto della personalità », ossia, per uscire fuor di metafora, della tirannide staliniana, erano perfetta,-nente compatibili con la dottrina marxista, ed anzi con la trasformazione contemporanea della società e dello stato russi in una società ed in uno stato socialisti? Fu facile allora osservare che era mera follia pretendere che proprio dalla società socialista, caricata di tutti i valori sacri e magici di cui usavano ed usano caricarla i comunisti, potesse germi44 Bibliotecaginobianco

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