Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

La programmazione necessaria • occidentale e il 2,3 per cento del Mezzogiorno. Le regioni centro-orientali avrebbero assorbito 1.730 migliaia di nuove unità lavorative, pari al 44% dell'occupazione addizionale extra-agricola del paese (3.930.000). Le indicazioni di questi dati risultano rafforzate dall'andamento del consumo medio annuo di energia elettrica nell'industria manifattt1riera nelle tre circoscrizioni geografiche del paese. Nell'Italia centroorientale tale consumo si è accresciuto, infatti, del 5,8 per cento all'anno nel periodo '51-'57 e del 14,9 per cento nel periodo '57-'61. Negli stessi periodi l'aumento per l'Italia nord-occidentale è stato rispettivamente del 6,6 e del _7,1; e per il Mezzogiorno del 5,8 e del 16,9 per cento 17 • L'interpretazione che si è portati a dare di questo fenomeno è proprio quella che serve a giustificare l'accettazione della tesi che si vuole accreditare: le unità industriali del « triangolo » hanno evidentemente raggiunto dimensioni tali che agli imprenditori conviene creare nuovi impianti, anzicl1é procedere ad ulteriori ampliamenti delle unità originarie. Ed i nuovi impianti, naturalmente, vanno dislocati non più nelle tradizionali aree industriali, ormai sulla via della congestione, quanto in regioni relativamente ricche di mano d'opera, ben servite di infrastrutture ed abbastanza vicine agli stabilimenti d'origine. E questi ultimi sono appunto i requisiti delle regioni centro-orientali. Da tutto questo discorso sul processo di trasformazione del sistema produttivo italiano negli ultimi dodici anni si possono ricavare due proposizioni molto importanti: 1) il prodigioso sviluppo economico degli anni '50 va imputato alla accresciuta domanda complessiva che ha permesso lo sfruttamento delle economie dimensionali. Il progresso tecnologico, che è rimasto l'unico fattore di espansione della pro,duttività negli Stati Uniti ed in Inghilterra, non è stato, invece, il solo a contribuire al processo di rapida crescita del sistema economico italiano 18 ; 2) anche in Italia sembra che la fase dei rendimenti crescenti stia per avere termine e che ci si incammini a non lungo andare verso la fase dei rendi1nenti costanti, caratterizzata dalla circo11 Ibidem, p. 7. 18 Una conferma autorevole di questa interpretazione ci sembra di riscontrarla anche in una analisi compiuta da VERACAo-PINNA: La croissance de l'économie italienne, nel volume I di « Europe's future in figures » (North-Holland Publishing Company, Amsterdam 1962). La Cao-Pinna rileva, infatti (p. 130), che il tasso di espansione della produzione registrato dal 1950 al 1958 nel settore « endogeno» (6,25 per cento all'anno) è stato realizzato, per circa il SO per cento, grazie all 'a pporto di fattori diversi dal volume del lavoro e del capitale utilizzati in ·questo settore. Il tasso residuale, realizzato al di là della condizione di rendimento costante di questi fattori, è in effetti uguale a 3,38 per cento all'anno (contro 0,13 . per cento nel periodo 1922-1939). Questo risultato dell'indagine di Vera Cao-Pinna ci sembra quasi decisivo ai fini della tesi che vogliamo far valere. 35 Bibli-otecaginobianco

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