La progranzniazione necessaria trione le economie esterne sarebbero state superiori alle diseconomie solo per i primissimi anni. A non lunga scadenza, infatti, avrebbero prevalso, sulle economie, le diseconomie dell'addensan1ento 1 • E quindi, la politica di investimenti « forzati » nel Mezzogiorno si giustifica, oltre cl1e per ragioni di ordine politico-sociale, soprattutto per motivi economici, di massimizzazione del reddito nazionale. Una volta riconosci11to che c'è un interesse economico per cui si deve evitare che si diffondano « situazioni di abbandono e di regresso senza speranza, e un ge11erale deteriora1nento dell'assetto territoriale », da una parte, e « fenomeni di eccessiva agglomerazione e in certi casi di vera e propria congestione » 2 , dall'altra, e riconosciuto altresì che per superare tali squilibri non bastano le infrastrutture predisposte dalla « Cassa » nel Mezzogiorno, diventa automatica anche l'accettazione di una programmazione che si proponga l'obiettivo di correggere gli squilibri geografici attraverso un'accorta politica di localizzazione dello sviluppo. Sotto tale riguardo, infatti, il problema non si pone in termini di giudizi di valore e non si pone, in particolare, in termini di decisione su chi debba pagare il costo dell'eliminazione degli squilibri. È il permanere e l'aggravarsi degli squilibri a comportare un costo in termini di reddito nazionale. Per cui una programmazione che si ponga l'obiettivo di correggere gli squilibri geografici rappresenta piuttosto ed anzitutto un mezzo per rnantenere elevato ed accrescere il saggio di sviluppo dell'economia italiana. A questo punto, resta soltanto da dimostrare che l'ipersviluppo può ' comportare costi sociali ed anche aziendali superiori alle economie permesse dal maggiore addensamento delle attività economiche in una certa area. Il problema della congestione ha cominciato a riscuotere un certo credito solo da qualche anno. In Italia, anzi, si può dire che ve ne sia una consapevolezza solo generica ed approssimativa, ma che non gli si attribuisca a11cora la rilevanza che esso effettivamente presenta. È uno di quei problemi, però, che sono destinati a costituire oggetto di studi e di approfondi111enti teorici sempre più frequenti ed a suscitare 1 È questa una tesi non nuova per i lettori di « Nord e Sud ». Si veda, infatti, FRANCESCO COMPAGNA: Migrazioni e problemi di sviluppo regionale nella Comunità Europea, « Nord e Sud», dicembre 1960, n. 72-73. Un altro contributo degno di nota è anche quello di CARLO TURCO: L'industrializzazione del Nord, « Nord e Sud », maggio 1960, n. 65. La stessa tesi è stata recentemente ripresa e sviluppata dallo stesso FRANCESCO COMPAGNA ne: La questione meridionale, Garzanti, Milano, 1963, pp. 44-61. 2 MINISTERO DEL BILANCIO, Problemi e prospettive dello sviluppo economico italiano, Roma, 1962, p. 10. 27 Bibliotecaginobianco
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