Luigi Mazzillo Quello che Sergio Steve chiama il pregiudizio del non far niente è, perciò, falso a tutti i livelli; ed è falso per quanto riguarda la posizione dell'economista rispetto ai fini della politica economica. L'esigenza di adottare una programmazione non meramente indicativa vien fuori, però, anche da un discorso che venga condotto da quella angolatura tecnicistica di cui ora dicevamo. Si vuol dimostrare, cioè, che, indipe11dentemente da quei risultati qualitativi per cui si sono accesi e si accenderanno inevitabili contrasti e polemiche, esiste obiettivamente una finalità quantitativa della programmazione che è forse il caso di non lasciare in ombra. Sembra, in altri termini, che la progettata programmazione rappresenti proprio lo strt1mento idoneo per la massimizzazione del reddito nazionale. Se è possibile dimostrare che solo attribuendo alla programmazione il contenuto già abbozzato nella « nota aggiuntiva » si può massimizzare il reddito nazionale, si dovrebbe poter logicamente concludere che è interesse di t11tti i grt1ppi sociali del paese accettare un tale tipo di programn1azione. Qui ci si limiterà a sviluppare, entro certi limiti, il tema ormai noto delle diseconomie della congestione e ad accennare brevemente ai problemi che derivano da Lina delle caratteristicl1e generali del meccanismo di sviluppo. E ciò nella convinzione di poter offrire almeno due argomentazioni obiettivamente non co11futabili che se1nbrano giustificare l'utilità della adozione di una politica di piano. * * * La prima argomentazione la si può convenientemente sviluppare partendo da una valutazione del significato della politica meridionalistica da un punto di vista strettamente economico. La « distrazione » dal Nord verso il Sud di una massa di oltre 100 miliardi di lire operata annualmente per un dodicennio dalla Cassa per il Mezzogiorno, costituendo una vera e propria « forzatura » nei confronti della distribuzione territoriale spontanea degli investimenti, non ha, forse, comportato una distruzione di potenziale ricchezza nazionale? Si può ritenere, infatti, cl1e, se fossero stati lasciati liberi di distribuirsi geograficamente secondo il criterio dell'uguaglianza delle produttività marginali ponderate, i 100 e più miliardi, « distratti artificiosamente » ogni anno per éssere canalizzati verso il Mezzogiorno avrebbero avuto una maggiore produttività ed avrebbero determinato un'espansione ancora più rilevante del saggio di svil11ppo del reddito. La tesi esposta è, obiettivamente, giusta. Ma lo è, però, solo a patto che si ragioni in termini di « periodo breve ». Nel senso che nel Setten26 Bibliotecaginobianco
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