La progranzmazione necessaria più gravi, che comporterebbe uno sviluppo eco11omico che continuasse a concentrarsi nelle aree già congestionate dell'Italia settentrionale. Questi sono rimasti, però, soltanto degli accenni, in quanto non ci si è premurati di approfo11dirli ulteriormente fino a giungere al discorso compiuto. E si è preferito, piuttosto, insistere sui vantaggi « qualitativi » che deriverebbero dall'assegnare al piano il contenuto già fissato dal documento di La Malfa. Si è detto e ripetuto, infatti, che, se non lo si risolve ora, sarà impossibile risolvere in seguito il problema degli squilibri geografici; che non è giusto costringere intere comunità allo sradicamento e al trapianto in ambienti socio-culturali diversi e spesso ostili; che è scandatoso vedere affollate le strade di automobili a sei pinne, le spiagge di panfili e non avere scuole ed ospedali sufficienti. Come linea di difesa si è scelta, cioè, quella dell'affermazione di certi valori che bisogna difendere o conseguire contro il moloch della società dei co,nsumi di massa artificiosamente indotti dalla stessa produzione. Si sono versati fiumi di inchiostro e fatti infiniti discorsi per piangere sui paesi abbandonati e per bollare di infamia i consumi di ostentazione, per così dire, indotti da una pubblicità che sfrutta la tecnica della « ricerca motivazionale ». Qui, naturalmente, non si sostiene che questi valori siano da sottovalutare e non si sostiene neppure che essi debbano restare al di fuori dello schema di ragionamento di chi voglia fare il discorso « puramente economico ». Per quel cl1e ci riguarda, ripudiamo, infatti, l'opinione che l'economista debba essere neutrale rispetto ai « fini », e limitarsi ad indicare quali sia110 i mezzi che consentono di raggiungere in modo efficiente certi obiettivi estranei alla sua competenza (essi risulterebbero da una certa filosofia della nazione o dalle indicazioni della classe dirigente ,oppure in base ad una sempre arbitraria funzione di benessere sociale). A nostro avviso non si può trascurare la circostanza che anche ostentando neutralità si accetta e si parteggia per un certo sistema di valori. Si sceglie e si agisce non soltanto attraverso azioni, ma anche attraverso omissioni. Nel senso che, rifiutando di far qualcosa di positivo, si accetta implicitame11te di lasciar andare le cose per il loro verso. Per un verso, cioè, che dovrà necessariamente giovare più agli uni che agli altri. Per dirla con Claudio Napoleoni, « il mercato lasciato a se stesso tende a realizzare un suo sistema di valori diverso· da quello ritenuto essenziale per gli uo1nini e per la vita associata. Se si accetta che le cose vadano per il loro verso, si acetta automaticamente un certo sistema di valori e si fa certamente una scelta di natura extra- . economica ». 25 Bibliotecaginobianco
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