La • programmazione • necessaria di Luigi Mazzillo Negli ultimi te1npi, sotto la spinta dei nuovi indirizzi della politica di governo, ed in previsione delle scelte di politica economica che dovranno essere decise dal Parlamento, la pubblicistica dei giornali specializzati e non specializzati si è impdronita di alcuni temi di carattere economico e li è venuti utilmente illustrando e commentando. Questa meritoria opera di « divulgazione », per un verso, e di « approfondimento », per un altro verso, non è andata, però, sempre esente da errori, da confusioni e da contraddizioni. La confusione si è verificata in particolare per la politica di programmazione. In questo caso, infatti, non sempre si è riusciti a mantenere disti11te le considerazioni e gli apprezzamenti di carattere tecnicoeconomico dai meri giudizi di valo,re. Talvolta si sono scambiate e confuse le une con gli altri, onde le argomentazioni hanno perso di chiarezza e di forza persuasiva. In questi « equivoci » sono caduti ingenuamente o studiatamente taluni pubblicisti di formazione culturale e di orientamento politico 1nolto diversi. Riteniamo, perciò, che sia cosa utile tentare di chiarire se, a parte le varie ragioni di ordine politico-sociale, non vi siano proprio e anzitutto giustificazioni di carattere strettamente economico per la adozione di una politica di piano. Naturalmente con un discorso di questo genere non si possono dire cose troppo nuove. Poco male, però, in quanto nostro scopo 1 è soltanto quello di chiarire, attraverso opportuni distinguo, alcuni aspetti piuttosto importanti della politica di piano che la confusa e convulsa polemica degli ultimi mesi l1a posto progressivamente in ombra. In realtà, nella « nota aggiuntiva » di La Malfa una risposta adeguata sul piano strettamente economico alle obiezioni degli oppositori della programmazione veniva già adombrata. La « nota » ,infatti, accennava: al rischio di dover contare su un sistema economico, il quale, in quanto legato allo stimolo delle esportazioni, si trova esposto alle vicende della congiuntura internazionale; al fatto che i consumi privati potrebbero essere interessati da fenomeni di saturazione e provocare così il rallentamento del ritmo di crescita del sistema; ai costi sociali, sempre 24 Bibliotecaginobianco
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