Aldo M. Sandulli gli uomini di buona volontà che ne accettino il programma, e che le scelte di cui si è detto, decisive per la vita del Paese, vengano adottate, in seno ai partiti, 110n da uno o da pocl1i, né, tanto meno, in obbedienza a disposizioni ricevute dall'esterno, ma con metodo democratico, e cioè tale da assicurarne la conformità al volere della n1aggioranza degli iscritti. Condizio11i, per la realizzazione delle quali è però presupposto primo ed essenziale che il finanziamento dei partiti abbia luogo alla luce del sole e non attinga a fonti estranee. Una volta accettato il concetto che oggi i partiti sono elementi essenziali della società statale, l'ideale sarebbe anzi - come è stato da tempo autorevolmente consigliato - che il finanziamento dei partiti fosse riservato allo Stato e fosse effettuato in proporzione del]e forze politiche da essi rappresentate, quali risultano dalle consultazioni elettorali. Né si dica che a conferire al regime il cris111a della democraticità sarebbe, in ogni caso, sufficiente il conse11so accordato dai cittadini al partito in occasione delle elezioni politiche. Sarebbe invero una esangue democrazia quella nella quale la quinquen11ale scelta degli elettori non potesse consistere in altro che nel dichiarare se preferire di confidare la direzione del Paese nei prossimi cinque anni a uno o a un altro apparato di partito (e cioè, per avventura, - quando si tratti di partiti non governati secondo regole democratiche -, all'uno o ai pochi reggitori del partito prescelto, e a quelli che eventualmente siano capaci di abbatterli). U11avalida e robL1sta den1ocrazia, in uno Stato basato sui partiti. sussiste soltanto nella misura in cui gli apparati dei partiti siano effettiva espressione rappresentativa della volontà di tutti gli iscritti, e non espressione di forze o di gruppi di potere, esterni o interni, i quali siano riusciti a impadronirsene senza garanzie di democraticità, imponendo in tal modo nel partito, e di riflesso nel Paese, ai molti la volontà dei pochi o addirittl1ra di forze estranee. È evidente dunque la rispondenza a una suprema esigenza di democrazia, di una legge la quale definisca, in consonanza con la Costituzione, le condizioni perché un partito possa essere considerato come « democratico », in quanto governato, nella propria organizzazione, e nel proprio funzionamento, da regole ispirate al rispetto della volontà dei più. Ed è altrettanto evidente l'esigenza che la legge stessa sottoponga al co11trollo di un potere « neutro » ( sia esso il potere giudiziario, sia - come da taluno si è molto autorevolmente suggerito, e come viene praticato in altri Paesi - la Corte costituzionale) la provenienza dei fondi finanziari dei partiti e l'osservanza delle regole democratiche nei loro statuti, nell'ammissione e nell'espulsione dei soci, nelle elezioni degli organi. direttivi, nelle determinazioni riguardanti la politica nazio12 Bibliotecaginobianco
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