Nord e Sud - anno X - n. 44 - agosto 1963

Enzo Colino DC - Luciano Benadusi *. - « Il problema dell'autonomia dei movimenti giovanili in seno ai partiti può essere affrontato da due versanti. Se si considera in senso assoluto il loro grado di rappresentatività si falsa senz'altro il discorso e si cade in quelle irnpostazioni sbagliate che, secondo una linea corrente, ritengono i settori giovanili dei partiti soltanto « un serbatoio di carriere » o una pista sulla quale dar prova di personali abilità e di arrivismi. Tutto sommato queste considerazioni sono di gran lunga superate, invecchiate in una concezione romantica della gioventù e delle attività politiche che i giovani riescono a esprimere ». « Il punto è diverso: per introdurre un serio discorso sull'autonomia non si deve prescindere dal fatto che le strutture della società moderna, e 110n solo dei partiti, hanno dissolto appunto quelle possibilità romantiche di far politica che solitan1ente vengono ritenute condizione 11ecessaria (pena lo scadimento della loro azione) di giovani militanti più che di ogni altra generazione. Le nostre te11sioni ideali invece vanno convogliate in direzione oppo.sta al criterio suddetto, e ciò per superare definitivamente la dicotomia fra teoria e prassi che pareva un attributo ineliminabile di quanti ci hanno preceduto nelle organizzazioni giovanili della Democrazia Cristiana ». Domanda: C'è un esempio tipico di questa dicotomia? « Si, ed ha caratteri abbastanza diffusi nella tradizione del nostro partito. Prendiamo le organizzazioni cattoliche durante il fascismo: l'idea dominante la configurava come un momentaneo fortilizio dove i giovani avrebbero dovuto prepararsi ideologicamente prima di affrontare l'azione politica. La formazione esclusivan1ente dottrinaria ha esercitato poi un ruolo frenante nell'attività politica che i11 seguito i giovani cattolici vissuti in quelle associazioni (FUCI, Azione Cattolica, ecc ...) si son trovati a svolgere. E si è visto anche in occasioni recenti: le tesi politiche rimanevano nel giro delle formule astratte mentre il processo storico rischiava di travolgere le posizioni democristiane più conservatrici. Il centrismo, l'immobilità politica, una certa unità di partito pesante come il piombo hanno queste origini. .. ». « Per una lampante riprova, ecco i risultati del Convegno di S. Pellegrino del 1961. Vi fu il preludio, a livello dell'analisi culturale e dell'esplorazione ideologica, delle scelte che la DC avrebbe poi sanzionato con il Congresso di Napoli dell'anno successivo. A S. Pellegrino il discorso delle ~1: Luciano Benadusi, laureato in giurisprudenza, anni venticinque. Delegato nazionale del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana. Nato a Roma, ha iniziato l'attività politica nel 1955 nelle file del movimento studentesco della DC. Ha diretto prima una associazione di studenti medi e poi è entrato a far parte degli organismi rappresentativi universitari. Nel 1957 fu chiamato a far parte dell'esecutivo nazionale del Movimento Giovanile come collaboratore di Celso Destefanis: ricoprì l'incarico « studenti » poi l'incarico « quadri ». Fu eletto delegato nazionale del MG nel giugno 1960 al 9° Convegno di Merano, totalizzando 48 voti contro i 31 voti della lista competitrice. È stato poi riconfermato all'unanimità nel luglio 1962 al 10° Convegno di Perugia. 114 Bibliotecaginobianco

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