Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Note deila Redazione democrazia come positivo regime politico ì ed accettare il criterio fondamentale di una duplice composizione del Senato stesso: occorre, insomma, aumentare il numero dei senatori a vita, reclutati nei modi più obiettivi possibili, che si affiancheranno a quelli eletti forn1ando una sorta di presenza stabile e stabilizzatrice, rilevante per le sue competenze tecniche particolari e differenziantesi dal gruppo di origine elettiva per u11a sua politicità soltanto mediata. Non ignorian10 affatto e non ci nascondiamo che una riforma così radicale porrebbe problemi assai delicati. Innanzi tutto quello dei criteri di scelta del gruppo di senatori a vita: n1a non è certo questo il problema più grave. Quando la legge indicasse tassativamente le condizioni necessarie e sufficienti, ci si potrebbe affidare tranquillaniente, per la scelta, al Capo dello Stato, tanto più che si potrebbero creare dei senatori a vita che diverrebbero tali auto1naticamente in ragione dell'ufficio ricoperto (giudici costituzionali alla scadenza del loro mandato, segretarii generali dei dicasteri quando, co1n'è desiderabile, fosse creata tale funzione, etc.). Più importante e grave è, invece, un'altra questione: che, cioè, questa presenza stabile, proprio in ragione della sua stabilità, potrebbe diventare soverchiante al punto da obliterare la sua naturale funzione di guida tecnica e da esercitare una pressione di tipo oligarchico. Ma se si mantenesse una giusta proporz.ione tra i due gruppi, anche questo serio rischio potrebbe agevolmente essere eliminato. Né è da trascurare che nuova forza potrebbe venire ai senatori eletti da una razionalizzazione del sistema elettorale: non credianio che siano in molti, neppure tra i senatori, quelli che hanno qualche stin1a per il sisterna con cui attualmente si eleggono i 1nembri del Senato. Non si comprende, ad esempio, perché, dato che il punto di partenza di tale siste,na è quello dell'uninominalità, sia richiesta per l'elezione diretta nel colleggio una rnaggioranza del 65% e non ,già, come sarebbe più naturale e più onesto, quella del 50,01%. Perché non vadano sprecati troppi voti in sede di collegio? Ma è lecito chiedersi perché si possa sprecare il 33,99% dei voti e non il 35,01 ! La verità è che quella cifra percentuale che si è detta sembra fatta sulla ,nisura di un certo periodo della vita politica italiana, il periodo in cui la DC aveva la maggioranza assoluta e ad essa si contrapponei 1a un fronte popolare, il periodo in cui socialisti e comunisti presentavano candidati collegati alle elezioni senatoriali: ed essa esprime, perciò, le reciproche diffidenze di due fronti contrapposti ed un accordo di « grandi » fondato su tali diffidenze, piuttosto che un'esigenza ·di giustizia distributiva. Per il Senato si potrebbe benissimo adottare il sistenia uninominale con ballottaggio; e i senatori eletti ne avrebbero più prestigio individuale. Da ultimo non v'è dubbio che un altro proble1na verrà al Senato dall'istituzione delle regioni. L'articolo 57 della Costituzione («Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale. ..4 ciascuna Regione è attribuito un senatore per duecentoniila abitanti o per frazione superiore a centomila. Nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a sei. La Valle d'Aosta ha un ·solo senatore»), questo articolo, diciamolo francamente, fa 91 B_bi-i1otecaginobianeo \

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