Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

lvl.assimo Severo Giannini libertà, occorrerebbe qui porre il problema in termtni, negativ~, di att~- . - ~~.9ne del peso dell'autorità, p~iché così si ·ha una visione più esatta degli aspetti strutturali della realtà, anche se si può essere d'accordo che in ordini sociologici effettuali il risultato è quasi il medesimo. 11. - Le incognite che le regioni presentano, oltre quella di fo,ndo su cui abbiamo vol11to richiamare l'attenzione, sono parecchie; ma due ci sembrano importanti. La prima e la più grave è data da una vicenda imprevista per la dimensione che ha assunto, che è costituita dal declino dello Stato. Di essa si è cominciato ad avvertire il principio- subito dopo la prima guerra mondiale; ma da noi almeno ha assunto aspetti vistosi e preoccupanti, cl1e si svolgono co11u11a rapidità inopinata. Lo Stato non riesce più a reclutare il proprio personale, perde il personale migliore a vantaggio di enti pubblici 1ninori o di imprenditori, magari anche delle imprese di stato; non riesce a rinnovare le sue strutture e le sue procedure; la sua disarticolazione - e quindi lo scoppio di aperti conflitti tra le sue stesse branche - è ormai al limite dell'eccesso; spende male il danaro pubblico e vive subendo ricatti continui dei suoi _ stessi gruppi sezionali interni. ,Che cosa la regione potrà essere in questa prospettiva? Vi è chi' non esita a rispondere che sarà il caos. Si può, però, osservare che gli enti minori nazionali, e anche molti . comuni, funzionano assai meglio dello Stato, e meglio ancora funzione- { rebbero se non ci fosse lo Stato ad angariarli. Dunque la disfunzione è un. fatto specifico dell'amministrazione dello Sta_to e non dei pubblici _poteri in gene[e. Se poi ci volgiamo a considerare ciò che avviene fuori d'Italia, possiamo constatare che in Germania, Inghilterra, Austria, Stati Uniti, lo Stato si salva ancora in quanto amministrazione, ma perché trova nella base, federale o regionale o in autogoverno, dei pubblici poteri che lo esonerano dall'ingerirsi in una serie di attività amministrative operative e ne limitano le funzio11i a poche attività, ma importanti e fondamentali. Altrove, e l'esempio più impressionante è oggi la Francia, lo Stato riacquista ciò che aveva perduto solo a costo della dittatura. _Onestamente è difficile dire sino a quale limite queste due prospettive potranno valere anche per l'Italia; esse ci sembrano però molto significative, in quanto espressione di tendenza. La seconda incognita era una volta certamente molto grave, ed è quella degli squilibri regionali. Da Fortunato e da Turati in poi ha costituito se non l'obiezione almeno la preoccupazione di fondo-, secondo me 68 Bibliotecaginobianco

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