Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

JVlassimo Severo Giannini esse non realizzeranno - in ipotesi - che un recipiente che resterà semivuoto. Similmente la radice tecnicistica ha avuto un ruolo rilevante presso i nostri legislat~ostituenti. L'idoneità dell'ente centrale ad approfondire situazioni territorialmente circoscritte, l'eccesso di misura dello strumento nazionale rispetto a problemi aventi misure spaziali inferiori, lo spreco di attività amministrative, l'intempestività del provvedere, e simili ·altre constatazioni, quale più quale meno elaborata, sono state fatte da tanti e in tante diverse maniere, anche con riferimento alle esperienze migliori di regioni a statuto speciale. Si è aggiunta, dopo il primo decennio di vita costituzionale, e dopo il fallimento politico ~ delle leggi delegate di « decentramento» del 1955-57, la constatazione che 1 [ il gruppo politico dei burocrati centrali dello Stato non sa o non vuole l decentrare. La radice tecnicistica si era da ultimo arricchita di una motivazione sociologica, nella teorizzazione delle comunità locali, di grandezza crescente in relazione alla « misura » dei vari interessi collettivi a cui provvedere. Questa concezione sociologica ha oggi, in Italia e fuori, numerosi seguaci, e se il suo estrattismo lascia spesso sconcertati, tuttavia ha dato ai tecnicisti quella base politica di cui difettavano. La manifestazio-ne più importante di quest'indirizzo è ~tato l'affidamento alle regioni delle attribuzioni di vigilanza sui comuni e sugli altri enti locali infraregionali. 10. - Tutte queste radici, e forse ancora altre la cui identificazione può dipendere anche da concezioni personali di singoli studiosi, sono presenti nelle regioni così come configurate dalla carta costituzionale; presenti, ma, per quanto almeno oggi ci è possibile vedere, non fuse o quantomeno ordinate a comporre una chiara figura. Sicché non si può essere d'accordo con coloro che vogliono ridurre ad un solo attributo la vicenda regionale, come p. es. al decentramento, all'autonomia dei gruppi locali, e così via. La realtà è molto più complessa, essendo confluite nelle norme del legislatore costituente più correnti o concezioni, le quali hanno lasciato di sé testimonianza or in questa or in quella disposizione. . Vi è, invece, da considerare che si va profilando una prospettiva I nellà quale le regioni possono forse trovare una fisionomia che e~a certamente non presente alla mente dei componenti l'Assemblea costi- , tuente, ed è la prospettiva della programmazione. Mi pare inutile ripetere qui ciò che è stato già da tanti constatato e spiegato,· ossia che la pratica della programmazione è in atto nella 66 Bibliotecaginobianco

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