Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Massùno Severo Giannini chiedersi che cosa è, si potrebbe supporre che essa sia un quid completamente nuovo rispetto alle specie conosciute. Sarebbe molto allettante dire che è così: il nostro legislatore costituente avrebbe preso alcuni tratti, o elementi, o strutture, che dir si voglia, dall'ul?-a figura, altri dall'altra, e così via, e avrebbe composto una nuova figura che, almeno nell'intento (non si può infatti presumere un intento di fabbricare gobbi), riassume e armo·nizza le varie esperienze. Risultato di tutto ciò potrebbe essere o un eclettismo o una nuova creazione: la figura eclettica potrebbe esser lodata o censurata, a secon.da dei punti di vista; la nuova creazione potrebbe essere una trovata felice, ma anche uno, sgorbio. Ma a che pro' seguitare? Tutto questo è molto facile, troppo facile, anzi, anche se potrebbe essere gradito all'inclinazione nazionale verso le astrazioni. La realtà, a mia opi11ione, è cl1e ogni discussione in materia è oggi gratuita, perché un'organizzazione, quale che essa sia, politica o amministrativa, non è un rapporto giuridico. Entro certi limiti, quindi neppur qui integralmente, il legislatore può immaginare, e rivestire delle formule del precetto che gli sono co11suete, un complesso costituito da situazioni soggettive, condotte di soggetti e relativi effetti giuridici. Stabilire diritti e obblighi, poteri e doveri, condotte ed eff~tti, in rapporti tra conduttore e locatore, depositante e depositario,, correntista e istituto di credito, e così via, sono comandi che un legislatore può compiutamente comporre ed esporre. Invece non potrà mai riuscire a compiutezza e completezza quando immagina e crea una figura soggettiva, perché dietro la figura soggettiva vi sono uomini, le cui azioni o reazioni o interazioni il legislatore può supporre, ma non può prevedere. È questa una constatazione che traiamo dalla storia degli istituti giuridici, di ogni luogo e di ogni tempo. lì Sicché, sino a quando le regioni non ci saranno, non possiamo z 1 1! dire che cosa esse esprimeranno. O se lo facciamo, manifestiamo delle op1n1oni personali, ammesso sempre che si seguano i precetti della ~ probità scientifica. Ciò che noi possiamo dire, oggi, è che, al di là : dell'occasionale ambiguità politica da cui nacquero, confluiscono nelle j regioni una pluralità di istanze che percorrono la storia politica degli f Italiani dell'ultimo secolo, e che il legislatore costituente volle accogliere. ·Così certamente una delle radici della regione è ~ntjaccentramento: che l'accentramento sia conseguenza e insieme manifestazione d'immaturità politica, è oggi comune opinione. Con le regioni si è voluto rom- ~ rpere la formula organizzatoria dell'4Ccentramento, sia in sede norma- \v tiva che in. sede organizzativa. Ma qui ci si ferma: sarà la storia a dire 64 Bibliotecaginobianco I

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