Massimo Severo Giannini legislazioni differenziate per regioni o gruppi di regioni; legislazioni proprie, per il Mezzogiorno aln1eno, propose anche i1 De Cesare. Vi furono riedizioni dell'idea regione in termini di potere locale, in Mario dapprima, poi in Ghisleri; anche queste rimasero, però, nel vago, ed ebbero valore più per la critica alle istituzioni esistenti che per la proposizione di nuove soluzioni. Vi furono anche un regionalismo culturale e un regionalismo sociale, ma principalmente come motivazioni di tesi per l'istituzione di regioni, la figura e la struttura delle quali non era peraltro molto consapevole. Tutte queste che abbiamo chiamato riedizio•ni dell'idea regione suscitarono, per il vero, assai poche risonanze. Fino al primo co,nflitto mo,ndiale l'opinione prevalente dei politico-giuristi fu massicciamente contraria all'idea-regione, per molti motivi, che si diversificavano seco11do la provenienza culturale di ciascuno. Moltissimi erano persuasi che la regione avrebbe rappresentato un attentato all'unità nazionale, ed il co11vincimento era rafforzato dal constatare quanto grandi rimanessero le differenze tra gli Italiani dopo quasi mezzo secolo di vita nazionale. I meridionalisti dovevano concorrere ad accentuare l'antiregionalismo, e yparticolarmente G.. E..,ort~to introdusse nel nostro mondo politico-giuridico la proposizione secondo cui l'introduzione delle regioni avrebbe . aumentato lo squilibrio fra Nord e Sud, proposizione che colpì profondamente Turati e con lui quella larga corrente di pensatori socialisti che nel problema del Mezzogiorno dovevano, riconoscere il primo· problema sociale dello Stato italiano. Contrari alla regione furono anche i radicali e i liberali progressisti: in genere, possiamo, dire, tutti coloro che propugnano più ampi e decisi interventi dello Stato o in quanto riequilibratore sociale (e qui di nuovo riapparivano correnti di socialisti e di meridionalisti), in quanto equilibratore economico (e su questo convergeva ancl1e l'ala estrema dei socialisti, che non riteneva risolubili i problemi economici del paese se non con massicce collettivizzazioni). Presso molti altri politico-git1risti, l'avversione all'idea-regione era J, motivata con ragioni più realistiche, tra le quali, principale, quella che oggi diremmo dei quadri amministrativi. Non vi era dubbio che per lunghissimo tempo la classe politica italiana non fornì quadri adeguati, non solo per qualità, ma neppure per quantità, alle esigenze della vita pubblica, locale in specie. La pessima o comunque non sòddisf acente amministrazione della maggior parte dei comuni e delle province era una constatazione che circolava facilmente, e si osservava cl1e i quadri più efficienti, specie del Mezzogiorno, si po,nevano al servizio. dello Stato o si dedicavano subito alla vita politico-amministra60 Bibliotecaginobianco
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