Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Massi1no Severo Giannini simi da quelli che posso.no essere propri dei tempi, non diciamo nostri, ma successivi all'introduzione ·ctel suffragio :universale. È a questa realtà che ci si deve riportare per intendere l'impostazione del problema dei poteri locali da parte dei democratici liberali. :, Anch'essi partono da una premessa, che non è sociologica co·me quella di Constant - è libero solo chi è abbiente, onde solo egli ha diritto di votare -, ma direbbesi econon1ica: l'amministrare enti locali è cosa diversa dal reggere lo stato, perché spettano agli enti locali le attività amministrative che portano a migliorare la vita dei cittadini, mentre · lo stato poco può - anzi deve - fare in tale campo : giusto i lavori i t pubblici gra11dissi1ni e co-stosissimi. Per il resto lo stato ha le quattro ~ « funzioni precipue » : quella internazionale (che comprende anche la I difesa armata), quella dell'unificazione normativa (su cui molto si I insiste in questo periodo), la giustizia e l'ordine pubblico. Tutto ciò che è « progresso civico », come musei, teatri, accademie, università, scuole, istituzioni a favore dei poveri, degli orfani, ospedali, farmacie, o-pere sanitarie, mercati pubblici, fiere, n1acelli pubblici, vivai e semenzai, istituzioni a favo,re di operai e di artigiani, trasporti di cose e di perso-ne, depositi e magazzini pubblici, borse e camere di commercio, ecc. ecc., I è da lasciare all' « iniziativa » dei poteri locali. Lo stato· si riteneva non avesse neppure la materiale possibilità di occuparsi di tutte queste « istituzioni »; e al massimo doveva sorvegliare affinché esse no•n sorgessero scriteriatamente o non si eli1nina~ssero vicendevolmente per un . , loro tro·ppo prorompere. 1•·. Giustamente si è visto in questa corrente una sorta di trasporto I della dottrina del laissez f aire dal campo economico al campo• amministrativo. Per il vero siamo noi oggi a fare questa distinzio·ne, perché allora non si vedeva alcun confine tra l'uno e l'altro· ca1npo: l'L.1iziativa economica privata si confondeva con l'iniziativa pubblica, che era anch'essa economica, poiché non si poteva pensare che si potessero po·rre in esse istituzioni siffatte a titolo gratuito; la collettività risentiva un vantaggio anche dalla beneficenza, si riteneva, perché il pauperismo era u11 disturbo dell'ordine pubblico. Sotto altro aspetto, la dottrina postulava ciò che potrebbe dirsi un'attivizzazione delle forze dei gruppi politici locali; e siccome no,n · era necessario che questi dovessero corrispondere al gruppo politico dello Stato, ne venne fuori la concezione, che è durata sino a questo secolo, secondo cui l'elettorato am1ninistrativo può essere anche più largo di quello politico, poiché, si riteneva, per occuparsi di problemi a base fondamentalmente economica, il censo e---la cultura non sono indispensabili così come lo sono per l'elettorato politico. È vero che non 54 Bibliotecaginobianco

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