Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Le Regioni: rettificazioni e prospettive di Massimo Severo Giannini 1. - La maggior parte dei giuristi, dei politici, dei pubblicisti, degli storici che oggi si occupano delle regioni, si direbbe che si ingegnino di chiudere un arco: dalle idee di Cattaneo, di Mazzini, di Ferrari, al progetto Minghetti da un lato, e poi fino alle disposizioni stabilite dall'Assemblea costituente dall'altro, correrebbe, per vari itinerari di pensiero e di azione politica, l'idea della regione, ed ora saremmo al punto della effettiva attuazione. Per i comuni succede del resto la stessa cosa! Quanti sono coloro cl1e, dovendo dire dei comuni odierni, si rifanno all'Evo medio, se non addirittura al Mondo antico, quasi vi fosse una continuità storica fra istituti di civiltà così diverse! Assistiamo così ad una vicenda di cui la sociologia della conoscenza ci ha più volte dato notizia: quella del · t~asferimento dai nomi di realtà passate a realtà nuove, delle quali lo storico accusa subito le differenze con le passate, ma che alla mente delruomo comune si manifestano come realtà del passato adattate al presente, per via di certe più o meno consistenti identità o simiglianze esteriori - o morfologiche, che dir si vogliano -; sì che con questa sua rappresentazione, non vera alla teoresi, ma vera alla prassi, l'uomo del presente sodisfa in parte il suo bisogno di sicurezza, immaginandosi di realizzare in fondo qualcosa che è già noto e, per l'aver un passato, è già convalidato o, come si dice spesso, storicamente collaudato. Ora così è per le regioni. Chi abbia la pazienza di raffrontare, al di là dei testi degli scrittori, le idee-realtà delle regioni 1960 con quelle delle regioni 1860, si avvede che esse hanno in comune due tratti: di essere delle organizzazioni amministrative, e di essere estese su vaste aree, corrispondenti a gruppi-collettività che nella tradizione avrebbero individua fisionomia. Senonché dire che due entità sono organizzazioni amministrative equivale perfettamente a dire che due certe entità sono rocce, o piante, o vertebrati; cioè quasi nulla che non sia già a primo acchito ovvio. Qua11to alle vaste aree e all'individua fisionomia dei gruppi-collettività, troppe cose sarebbero da dire sul piano della storia civile degli italiani; ma basterà considerare che la formazione dei gruppi regionali si sviluppa lungo un periodo di quattro secoli, uno 49 Bipliotecaginobianco

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