Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

L'Europa e gli altri ridotti al rango di go·verna11ti di provincie). Ma ci ricordiamo che se i nobili francesi rinunciarono « spontaneamente » ai loro privilegi feudali il 4 agosto, ciò non fu senza qualche rapporto col fatto che la plebaglia parigina aveva sbastigliato Parigi venti giorni prima. E così non vogliamo escludere che la voce di grandi masse popolari, sollevata dai movimenti federalisti, possa aprire larghe breccie nelle muraglie di Gerico della sovranità nazionale; né che il gesto programmatico della gioventù europea di alcuni anni or sono - l'abbattimento dei cippi di frontiera, - si ripeta ora più clamoroso 1 con sistemi nuovi che restano da inventare (si potrebbe pensare addirittura a manifestazioni di rifiuto d'obbedienza alle autorità nazionalmente costituite, per mettere in crisi il loro sistema coercitivo e repressivo). Ma mentre riteniamo che si debba fare tutto il possibile per convincere i governanti e per infiammare le masse popolari, non crediamo si debbano riporre tutte le speranze esclusiva1nente nell'una o nell'altra ricetta. Esse, infatti, non riusciranno a provocare la nascita della integrazione politica europea se non verranno impiegate in concomitanza con una situazione interna a uno o più Paesi, o esterna all'Europa, da cui le forze politiche che si battono coscientemente e concretamente per l'unificazione europea possano « derivare » la rivoluzione europea. Vorrei ricordare un recente esempio storico per chiarire quanto precede. Nell'estate del 1956 si era chiusa col Rapporto Spaak sul Mercato Comune una prima fase della conferenza di Bruxelles, e stava per aprirsi quella che doveva essere conclusiva. Le prospettive politiche , per un passo decisivo verso l'integrazione economica dell'Europa erano, però, a voler essere retrospettivamente ottimisti, modeste. Vi era una quasi certezza che il Parlamento francese avrebbe approvato l'Euratom, che era un ulteriore esempio di integrazione economica europea per settore, ma di limitata forza propulsiva; vi erano diffusi dubbi che quel Parlamento avrebbe approvato il Mercato Comune. Tale era anche l'avviso di alcuni osservatori politici, francesi e di altri Paesi, che andavano a quell'epoca per la maggiore. D'altronde gli uomini politici europei, soprattutto in Francia e in Gran Bretagna, erano affaccendati in ben altra cosa: e cioè nella risposta da dare al gesto di sfida compiuto dal Presidente Nasser naziona- ~izzando a beneficio dell'Egitto il Canale di Suez. Sappiamo tutti come quella risposta andò a finire: nel veto americano all'azio•ne militare anglofrancese (oltre che in minacce bluffistiche dell'URSS) e nel trionfo di Nasser. Sappiamo anche che il fallimento dell'azione anglo.francese a Suez ebbe notevole influenza nell'approvazione ·da parte della Francia del trattato del Mercato Comune, in quanto inferse una dura scossa 29 Bi.b·iotecaginobianco

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