Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Roberto Ducci tare ». Si tratta di quel tipo di unità europea che verrebbe fatta, non già attraverso il largo consenso· e l'intelligen~e sfruttamento politico di favorevoli circostanze interne ed esterne, ma in realtà con la forza: ai nostri tempi, con l'affermarsi di un'egemonia di fatto di una Nazione sulle altre, e in pratica con l'imporre un determinato regime politico_ in un certo numero di 11azioni europee. Non riteniamo che valga la pena di soffermarsi a lungo su questo sistema: e non per evidenti preclusioni ideologiche, ma perché riteniamo che esso non potrebbe avere che un effimero successo. L'Europa è fatta in modo che ciascuna delle nazioni che la compongono darebbe l'anima al diavolo 1 (ma in realtà agli Americani o ai Russi) piuttosto che accettare che un'altra nazione europea si ponga in una situazio11e egemonica. Lo, abbiamo visto con la reazione sp-ontanea sollevatasi in Italia e nel Benelux no,n appena è sembrato che De Gaulle, facendo leva su un accordo· speciale con la Germania, mirasse a una posizione di egemonia co·ntinentale. A quel momento perfino alcuni socialisti italiani di stampo massimalista si sono sentiti risvegliare qualche sentimento filoamericano. 5. - Esclusa la soluzione detta di forza, vi è da considerare se sia da sperarsi che la volontà politica diretta all'unificazio·ne dell'Europa possa, in un numero importante di Paesi europei, crearsi co-rrie risposta a una crescente marea di consensi po-polari sviluppata dall'appassionata predicazione europeista, o magari come risposta a un mo-vimento spontaneo di fondo dell'opinione pubblica, disgustata dei ristretti e anacronistici Stati nazionali; o perfino attraverso una « notte del 4 agosto » jn cui illuminati capi nazionali obblighino quei se1npiterni Moloch detentori della sacra sovranità che sono gli Stati storici europei a rinunziare sp·ontaneamente ai loro privilegi sorpassati. In materia di Europa è lecito tutto sperare: il che non vuol dire che tutto sia da pensarsi come realizzabile. Vien fatto qui di rico,rdare un precetto della dottrina leninista: « le rivoluzioni no11 s'inventano, si derivano». Questo precetto a me sembra esser valido, come l'esperienza storica mostra, non solo per le rivoluzioni di classe, ma per le rivoluzioni nazionali e, nel nostro caso, per quelle continentali: chè vero e _proprio rivolgimento, svolta della storia, è la formazione dell'unità politica dell'Europa. Noi non vogliamo escludere cl1e governanti illumin~ti degli _attuali Stati europei trovino la forza morale e il coraggio politico di imporre agli apparati statali di cui essi sono i capi e i garanti - alle burocrazie nazionali, agli eserciti nazionali - una volontaria decapitazione (la quale non sarebbe indolore per parecchi,.,. a cominciare dalla 1naggioranza degli illuminati governanti stessi che verrebbero di fatto 28 Bibliotecaginobianco .

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