Processo al Nord male i loro propri interessi (perché poi questo è il bello, che si difendono male!). Quando si opponevano alla liberalizzazione degli scambi dimostravano di non av·er capito niente, quando si o-pponevano all'in.- gresso dell'Italia nel M.E.C. (e Dio sa quali opposizioni hanno fatto di fuori e di sotto, soprattutto di sotto) non avevano capito, niente, assolutamente nulla. Ma è questo il processo che bisogna fare a loro: il fatto è che non capiscono. Questo è il punto. Tu. mi dici che è fatale; ma non è fatale. Perché dovrebbe essere- fatale? Non mi rendo conto di questa fatalità. Lo so, è fatale nascere gobbi: d'accordo. Ma certe cose evidenti bisogna pur constatarle e mi pare che ancora non siano state constatate. Questo è quello che rimprovero al Nord, e glielo rimprovero in maniera accorata, perché io credevo all'iniziativa privata e alle sue possibilità, alla sua capacità di risolvere tutti i problemi italiani. Questa è la mia posizione. COMPAGNA- .Caro Montanelli, tu dici di essere rimasto amareggiato per aver dovuto constatare i limiti del liberismo. Nella mia formazione culturale non c'è stata mai questa preoccupazione, del liberismo, perché nella polemica fra Croce ed Einaudi, sul liberalismo e sul liberismo, non ho avuto mai incertezze. Mi è sembrata sempre molto più chiara la posizione di Croce, il quale ha din1ostrato che liberalismo e liberismo no•n sono necessariamente inscindibili, ma che vi sono situazioni in cui urta politica liberale deve essere necessariamente una politica non liberista. Ora questa è la ragione per cui io, che sono sempre liberale, ,ma meridionalista e non liberista, sono uscito dal partito di Malagodi, che non è più un partito liberale, ma soltanto un partito liberista. I Tu mi domandi perché l'iniziativa p_rivata non possa fare da sé \ certe cose. Ma io dico questo: le infrastrutture, evidentemente, deve l (é!,~lè· lo· Stato, e lo Stato si è messo a farle. Ma quale è il limit~ del -· . . . . conce~to di infrastruttura? A mio modo di vedere, noi_ non possiamo ; considerare come infrastrutture soltanto i ponti, le strade, gli acque- , ~ .. dotti,._ qualche diga, ma dobbiamo dilatare questo concetto di infrastrutture, fino a includere in esse anche l'industria di base, quell'in- f dustria che per la mole degli investimenti che richiede_ non è di. solito , ,,,. ~ - . . . . ,. . ' alla portata degli operatori privati; e tuttavia ~ necessarja,. çome_ p~to d~ partenza_ per un'industrializzazione di tipo moderno. Perché, eviden- · temente, l'industrializzazione, nel mondo ·di oggi, non può essere provocata in una regione non ancora industrializzata secondo il modello di sviluppo con cui è stata provocata nella Gran Bretagna del XVIII secolo (dall'artigianato alla piccola, alla media, alla grande industria); il punto di partenza per un processo di industrializzazione, oggi, in 247 B"bliotecaginobia vO
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