Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Recensioni crazia interna' a fronte dei non ufficiali, ma non perciò meno efficienti, apparati di corrente. E tuttavia lo sviluppo in atto obbediva ad una legge di necessità obiettiva: al nuovo, ferreo clima poteva lusingarsi di resistere con qualche probabilità di successo solo chi, di fatto, fosse in grado di o,pporre apparato ad apparato, sostituendo all'antico un nuovo e più efficace limite al centralismo interno. Controbilanciando il potere delle burocrazie, le correnti ristabilivano in quàlche modo, affermandosi, le condizioni di una dialettica. Per proterva che potesse apparire, la tacita minaccia della secessione collettiva (non poche volte recata ad affetto, come si vedrà) otteneva in qualcl1e modo gli effetti moderatori che nessuno sperava più dall'ipotesi-limite delle dimissioni individuali, fossero pure di personalità eminenti nella storia dei singoli partiti ». Vale la pena di aggiungere che in appendice al saggio· si trovano due accurate bibliografie di grande utilità: « Letteratura giuridica sui p,artiti politici 1953-1958 » e « Letteratura storico-politica e sociologica sui partiti politici 1953-1958 ». Sarebbe qui impo,ssibile dar conto dettagliatamente dei numerosi saggi, spesso corredati di tavole statistiche e di grafici, contenuti nelle successive parti del volume, e dovuti a studio 1si di particolare competenza, co-me Alberto Spreafico, Joseph La Palombara, Ignazio Weiss, Franco Roccella, Federico Morhoff, Giovanni Schepis, Achille Ardigò, Mattei Dogan, tant·o per nominarne alcuni soltanto. In questi saggi sono sottoposti a indagine temi quali i programmi dei p·artiti, la pro·paganda elettorale, la stratificazione sociale dei suffragi, l'orientamento politico della gioventù, la composizione - sotto diversi profili - del Parlamento uscito dalle elezioni del 1958, i commenti della stampa italiana e straniera, il rapporto fra orientamento politico e identificazione partitica da una parte, e fra opinione politica e scelta elettorale dall'altra. Una nota di pessimismo si potrebbe ricavare dalla constatazione, che si può desumere in p·articolare dagli studi di Spreafico, Ammassari, La Palombara e Visentini, della profonda ignoranza dimostrata dalla stragrande maggioranza dell'elettorato sui problemi anche più vitali della politica italiana, e quindi della sostanziale « cecità» e irrazionalità che presiede il più delle volte alla scelta elettorale. Un'analoga ignoranza, in forma appena, e non sempre, più attenuata, si riscontra tuttavia anche in seno all'elettorato di paesi che possono vantare una ben più antica e viva tradizione democratica, e le sue conseguenze negative per l'avvenire della democrazia italiana non dovrebbero essere esagerate. Sarebbe, anzi, ingenuo, e financo pericoloso, illudersi che nella società moderna sia possibile raggiungere un alto grado di. cosciente partecipazione della grande 1nassa dei cittadini alla vit~ pubblica, fondata su di un'informazione accuràta e serena circa i problemi essenziali del momento, su di una conoscenza n1editata e approfondita di uomini e di programmi. Ciò che conta veramente non è che la 1naggioranza degli elettori sia informata di tutto punto su ogni questione, quasi che la democrazia debba e possa reggersi esclusivamente su di una compagnia di 233 Bibliotecaginobianco

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