Recensioni nella premessa e nelle conclusioni, non è che un momento del suo, lavoro di riflessione cominciato con i saggi riuniti in Esperienza dello storicismo e proseguito poi con i volu1ni su Metafisica e storia, Il progresso e - più di recente - L'oggetto della filosofia. E noto pure come gli sforzi del Franchini siano stati volti fin dapprincipio ad una prosecuzione dello storicismo crociano in termini tali da consentire la continuità di un'efficace presenza ad una tradizione di pensiero, che giustamente il Franchini considera dotata di attualità e di possibilità di ulteriore sviluppo (e cfr. per questo la recensione di A. Palermo al volume Metafisica e storia, in questa stessa rivista, n. 41, aprile 1958). Ci limiteremo perciò ad osservare come nel volume sulla dialettica il Franchini abbia soprattutto insistito sul significato completamente nuovo che col Croce la dialettica viene ad assumere mercè della teoria della distinzione. Ne esce per lui riconfermata la impossibilità di tornare ad una dia~ettica dell'unità che risolva totalmente, in una qualsiasi ultima istanza, ciò che il pensiero riconosce con1e diverso da sé, e quindi come forme distinte della realtà; ma ne esce anche confermata la impossibilità di rifiutare la tradizione storico-teoretica alla quale attingiamo gli elementi della nostra discussione, perché non è possibile « che t1n errore di filosofia basti a costituire una società nuova» e, d'altra parte, « in un teatro di lotta come l'esistenza umana sopprimere non vuol dire distruggere anche i cadaveri dei nemici» (p. 350). Da ciò deriva e in ciò I1a le sue ragioni la funzione altamente catartica e, nello stesso tempo, insostituibilmente produttiva del pensiero sto,rico, del pensiero che pensa il tutto come la storica corrispondenza di autonomi distinti e ricostruisce, liberamente e fecondamente riatteggiandoli, i momenti e gli aspetti di questo corrispondersi come momenti ed aspetti di un nuovo pensiero. Se ne ritrova una conferma nella posizione che il Franchini accenna èome propria rispetto a quella crociana. Egli sottolinea, infatti, innanzitutto « la genialità della soluzione del Croce », che nel « diverso » aveva individuato « un positivo determinato, il bello, il vero, l'utile, il bene». Ma rileva poi che così « il movimento più specificarnente negativo-dialettico restava isolato all'interno di ciascuna di queste forme». E pertanto si fa a promuovere l'opposizione « non... solo nell'ambito della distinzione, ma come opposizione di distinti e pertanto come opposizione di reali e non di contraddittori»; a respingere ogni versio11e sistematica e sistematizzatrice dei distinti; a riconoscere i distinti come contenuti specifici di attività, « che solo il giudizio storico può qualificare in senso formale e dialettico »; e, infine, a postulare t1na « constatata e non dedotta trascendenza... della pratica rispetto alla teoria perché la funzione precipua della pratica è quella di andare oltre, di contrapporre il mo·ndo da farsi al mondo fatto, la rivolta all'accettazio,ne, pur non essendo giammai la stessa accettazione una riproduzione meccanica dell'accaduto, se l'attività storiografica rimette ogni volta in questione i documenti che la rendono possibile» (per tutti questi p·unti cfr. pp·. 357-359). Così la conclusione del Franchini sta nella rinunzia al· sistema e a ciò che di implicitamente metafisico lo spirito di sistema sempre comporta. Il che 229 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==