Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

.. Giusep_pe Galasso come sintomo di un problema di ·cui si avverte .l'urgenza, sul piano di u11 espediente in vista di una più ricca prospettiva logica e culturale; se, invece, si approfondisce l'intimo significato, il vero significato della dialettica (e lo sforzo del Gurvitch è, co111unque, rnerito.rio oltre che interessante, perché i tempi che corrono vogliono essere, a quanto sembra, antidialettici), allora la virulenza rivelatrice, la radice profondamente razionale (e cioè no1 n astratta, ma pienamente concreta, cioè storica) e la forza costruttiva che della dialettica sono proprie non possono non venir fuori. A mettere in più giusta evidenza la fìsionomia reale della dialettica giova, invece, il libro di R. FRANCI-IINI, Le origini della dialettica ( ed. Giannini, Napoli 1961); e ciò non solo perché la ricostruzione storica che sta alla base di esso è di certamente p,iù robusta e scaltrita di quella offerta dal Gurvitch, ma anche perché le profonde implicazioni del teina - inevitabilmente storicizzanti - sono al Franchini già presenti fin dapprincipio, non co1ne pregiudizio o preconcetto, ma come coscienza e stimolo teoretici maturati nelle sue precedenti ricerche. L'a1nbizione del Franchini è anzi assai esplicitamente dichiarata fin dalla prima pagina del lìbro: « parlare il linguaggio della ragione all'antistoricismo contemporaneo, che o ritiene di poter saltare al di là della p,ropria ombra e far tabula rasa della tradizio,ne dialettica (neopositivismo-, esistenzialismo), o fa un cattivo e illecito uso, della dialettica»; e,_ nello stesso tempo, mostrare cl1e « la dialettica è tanto poco un'invenzione di Hegel quanto il concetto- un'escogitazione di Socrate », dovendosi il ruolo di Hegel ravvisare « no,n già in una rottura della tradizio,ne di pensiero a lui precedente, bensì in un elevamento a più alta coscienza di quella tradizione ». Per quanto concerne questo secondo obiettivo, noi diremmo che l'intento del Franchini è stato da lui, sul piano della storia della teoria, realmente conseguito: la profonda ramificazione teorica che sta dietro alla concezione hegeliana è portata qui dall'autore chiaramente in lt1ce, e così pure l'involuzione della filosofia hegeliana nel momento, in cui essa risolve i11 metafisica quella potente aspirazione ad t1na interpretazione della realtà come concreto e come particolare, dunque come storia solo storicamente definibile, dalla quale er~ mo,ssa. Inoltre, appare chiaro dalla stessa ricostruzione del Franchini come il riportare alla ragione la scaturigine della dialettica non . presenti affatto gli inconvenienti tanto paventati dal Gurvitch, quando la ragione non è concepita come u11potere astraente e definitorio, ma come la pienezza delle ragioni che muovono il rnondo. Né, infine. possiamo fare a meno di sottolineare con1e il Franchini si sia volto alla sua ricostruzione storica stil presupposto di non « dimenticare quello che la dialettica, specie negli ultimi cinquant'anni, è diventata nell'uso e nel linguaggio corrente e giornalistico: un uso che il filosofo non deve né ironizzare né rifiutarsi di prendere in considerazione» (p. 10), dove è un'ammissione molto importante e molto rara dell'im·portanza che la cultura corrente ha e deve avere anche per l'alta cultura. ,, Quanto -all'altro aspetto del lavoro· del Franchini, quello di carattere più propriamente teoretico, il suo libro sulla dialettica, com'egli stesso avverte 228 Bibliotecaginobianco

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