Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Recensioni una delle prime ragioni per cui il libro del Gurvitch merita invece una qualche attenzione sta proprio nell'accoglienza da esso riscossa fra i sociologi. Nell'attuale infatuazione dei milieux sociologi per i procedimenti statisticomatematici, per i grossi discorsi in termini di analisi di struttura o di definizione tipologica, per le illegittime illazioni dalle microanalisi campionarie di piccoli ambienti alla im.postazione di complessi schemi di interpretazione dei più importanti aspetti di una civiltà o di una fase storica, per i discorsi culturalistici ed etnologici (cfr. per questi ultimi la breve e tagliente nota 2 a p. 201 del libro di Gurvitch), quale fortuna poteva in effetti avere t1n richiamo ai gravi problemi che la posizione della sociologia fra le altre scienze dell'uomo e della società e la necessità di individuare una struttura logica e n1etodologica pienamente articolata e conveniente alla loro attività di ricerca e di studio dovreb·bero pur porre ai sociologi? un richiamo vogliaino dire, che fa perno su un gruppo di problemi ai quali basta a dare pieno significato il riferimento, come tema centrale, alla dialettica, al termine cioè che più di ogni altro polarizza l'antitesi alla prassi e alla trama co11cettuale della sociologia di oggi? In fondo, ha un grande valore ed è altamente significativo il fatto che, nello sviluppare questa sua tematica, il Gurvitch abbia trovato un interlocutore non già tra i sociologi, ma in uno storico come Femand Braudel e in un filosofo come Sartre: può forse bastare ciò ad indicare quanto l'odierna sociologia si sia, magari inconsapevolmente, allontanata da quella problematica dell'umano e del sociale che dovrebbe essere sua e che, però, non ha alcun senso se è priva di un'organica capacità di dialogare in primo luogo col metodo e col mondo della storia e con i problemi e con i procedi1nenti della riflessione filosofica. Detto ciò, ci preme altrettanto di mettere in luce le evidenti insufficienze del libro del Gurvitch. Questo si compone di due parti. La prima è storica, ' ed è un esame dei principali tipi di dialettica quali sono stati elaborati da Platone, da Plotino, dai mistici, da Kant, da Fichte, da eHgel, da Proudhon, da Marx e da Sartre. È, a nostro avviso, la parte più debole del libro. Il Gurvitch l'ha pensata, evidentemente, come un necessario suppo,rto della seconda parte, e tale di certo essa avrebbe potuto essere, se l'analisi dei filosofi qui presi in considerazione non peccasse di una certa ovvia e generica discorsività che non aggiunge e non toglie nulla a quanto già si sapeva sull'argomento., tranne che - sempre a nostro avviso nei due capitoli dedicati a Marx e a Sartre, dove la più approfondita conoscenza dei testi e la personale partecipazione alla polemica sulle questioni sollevate danno all'esposizione un più serrato rigore e una maggiore freschezza ed originalità. Nell'introduzione, invece, e nella seconda parte il Gurvitch ha proceduto ad ·una elaborazione sistematica del concetto .di dialettica in relazione· alle esigenze degli studi di sociologia. Diamo qui ·brevemente le tappe principali di tale elaborazione. Vengono distinti, innanzitutto, tre aspetti della dialet- . tica, che, dal punto di vista del primo, appare « comme mo1 uvement réel [qui] concerne une réalité très specifique, la réalité humaine, qui, par excellence, est la réalité sociale» (p. 179); dal punto di vista del secondo, 225 Biblioecaginobianco \

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