Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Spartaco Arzania pericoloso crescere delle distanze economiche f_ra ricchi e poveri. Siamo, quindi, in questo Paese alla seconda fase obbligata; quella dell'« austerità » e della « riforma agraria», che infatti figurano entrambe nel programma del presente Governo. Senonché non si vede chi possa fare sul serio la riforma agraria. Essa rappresenta certo l'unica possibilità concreta di pervenire ad una redistribuzione del potere politico e, con esso, ad una possibile alternativa democratica rispetto all'attuale gruppo dirigente. Senonché proprio questo gruppo è costituito da un ristretto numero di latifondisti. Un bell'esempio di circolo vizioso. Se riforma agraria ci sarà, essa minaccia di trasformarsi in un ottimo affare, ma non per i contadini. D'altra parte, l'arretratezza tecnica delle campagne, e l'assoluta mancanza di strumenti efficienti per assicurare agli eventuali assegnatari di terre il necessario accesso al credito, all'assistenza tecnica ed al mercato (senza di che la distribuzione di terre si riduce ad una farsa), permettono di prevedere che i risultati economici iniziali saranno comunque piuttosto problematici. Cosa avverrà se i contadini si sentiranno, e non a torto, traditi in quelle stesse aspirazioni che l'inizio della riforma avrà suscitato? Sarà possibile evitare che l'elemento dinamico introdotto nelle vecchie strutture del Paese trasformi in moto accelerato e travolga in forma rivoluzionaria quelle stesse istituzioni che ci si proponeva di consolidare? In tale caso l'Occidente farà la figura dell'apprendista stregone, incapace di controllare gli effetti delle forze magiche incautamente evocate. A questo punto sarà opportuno far notare come già l'opinione pubblica del Paese in questione attribuisca all'Occidente la caduta di un uomo politico che per un certo periodo di tempo aveva impersonato agli occhi delle masse la volontà di progresso· della nazione, ma che molto incautamente aveva minacciato potenti interessi finanziari stranieri. Anche in ·questo paese l'Occfdente, con le sue incertezze e le sue contraddizioni, è riuscito ad identificarsi agli occhi delle masse con gli interessi della conservazione. Chi abbia potuto rendersi conto di persona del pericolo, costituito dai miti nazionalistici cl1e si creano nei Paesi arretrati intorno ad uomini che l'Occidente riesce a vedere solo come tipi pittoreschi, non può. che seguire con preoccupazio·ne il consolidarsi del mito di ·personaggi a cui rischia ora di attribuire perfino la palma del martire dell'imperialismo capitalista. Il fatto è che bisognerebbe chiamare le cose col loro no·me. L'Occidente può e deve caratterizzare sempre più la sua azione in senso positivo ed aggressivo; può ~ deve battersi per una giusta soluzione dei 210 Bibliotecaginobianco ' ' \

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