Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Il consulente in campo La colpa di questo non è della burocrazia: le burocrazie regolari sono sempre e soltanto quello che il potere politico vuole, o permette, che siano. Se manca dall'alto u11a precisa volontà di attuare le riforme, la burocrazia non ha il minimo incentivo a tentarlo. Il consulente internazionale sa benissimo tutto questo e sa spesso di costruire sulla sabbia. Ma non c'è nulla che possa fare, se non appunto fare il suo mestiere al meglio delle sue capacità. Non è suo compito quello di chiedere garanzie politiche affinché le riforme siano effettivamente applicate. Questo mestiere spetta, se mai, a diplomatici di carriera, a conoscenza dei veri problemi in gioco, ma spesso incattiviti dal mestiere e dalla incomprensione dei «politici» del Ministero, se non addirittura a quella nuova, incredibile e pericolosissima razza di ingenui fanatici che sono gli « uomini d'affari » nominati ambasciatori per meriti elettorali. *** C'è però una cosa che gli esperti internazionali devono assolutamente fare se non vogliono tradire la loro missione di « chierici » : essi devono assolutamente resistere alla tentazione di autoingannarsi nell'inconscio tentativo di eludere un problema drammaticamente inbarazzante. Ho recentemente sentito sostenere da un alto funzionario di un'importante organizzazione internazionale l'interessante, ma non del tutto convi11cente, opinione che una felice combinazione di generali pro,gressisti e di ·alti funzionari ligi al proprio dovere avrebbe potuto garantire un graduale ed ordinato progresso i11un certo paese arretrato, caratterizzato dalla concentrazione del potere militare e politico nelle mani di ristrettissime élites di latifondisti. Nel caso specifico si trattava di generali e funzionari sottoposti ad alcuni mesi di « seminars » tenuti in ambienti di aggiornatissima cultura neocapitalistica. Mi permetto di dubitare del valore anche solo pragmatistico di una tale affermazione, né mi pare d'altra parte che la storia offra molti esempi di pacifiche riforme realizzate da un piccolo gruppo di illuminati, contro i più immediati interessi della loro stessa classe; e senza l'appoggio fornito da altri gruppi sociali politicamente organizzati, o, perlomeno, in via di organizzazione. F~inché tutto il potere militare e politico è controllato da ristretti gruppi di privilegiati; in paese in cui industrie eq attività terziarie sane sono limitatissime e non esistono quindi classi inedie economicamente e socialmente indipendenti, in un paese infine in cui i partiti politici di massa siano vietati o ostacolati per l'ovvio, reale pericolo di deviazione massimalistica che presentano, la dialettica politica si riduce ad una lotta di cricche ristrette per la ripartizione in famiglia della torta, di cui le masse non sentono nemmeno l'odore, ma 207 B.bi iiotecaginobianeo

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