Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

"5partaco An,ania uno solo lo produce, ha radicato nelle coscienze s~a dei padroni che dei contadini l'idea che, nella divisione stessa,: « ciò che uno, guadagna, l'altro lo perde ». È piuttosto difficile convincerli che un fatto tecnico nuovo (e cioè l'adozione di nuove pratiche colturali in senso• lato) di cui essi . non hanno alcuna esperienza tradizio-nale, possa garantire a entrambi condizioni migliori attraverso l'aumento della produttività. Ciò basta spesso a spiegare la resistenza alle innovazioni tecniche di molti ambienti rurali del Medio-Oriente. Ma talvolta c'è di peggio. Nella zona da me visitata un programma di arature meccaniche, effettuate al prezzo di costo, aveva inco·ntrato molte ostilità fra i contadini. Solo più tardi scoprimmo che il proprietario si rivaleva della spesa da lui anticipata preleva11do sul raccolto una quota pari a quattro volte il costo delle lavorazioni: ma ciò era perfettamente legale secondo il sistema tradizionale di compartecipazione, perché il prelevamento corrispo111deva a quel quinto· del raccolto che andava prima al contadino per il suo contributo di « lavoro animale », sostituito ora dal trattore. Non sembra quindi troppo facile risolvere i problemi dell'agricoltura in qt1este zone solo attraverso un'azione di assistenza tecnica ai. proprietari perché adottino nuove tecniche produttivistiche, e si trasformino in « imprenditori ». In molti casi il rimedio è assai peggiore del male. Alcuni proprietari della mia zona avevano infatti cercato di estendere quelle colture industriali per cui le prospettive di mercato interne ed internazionali apparivano più favorevoli. In tal caso, poiché la scarsezza d'acqua irrigua disponibile costituisce un fattore limitativo insuperabile, le terre migliori vennero dedicate alle nuove co,lture, che i proprietari trovarono conveniente gestire in conduzione diretta, spesso adoperando macchine, fertilizza11ti ed antiparassitari, ma sempre pagando ai lavoratori agricoli salari di pura sussistenza. Ovviamente la mano d'opera necessaria è enormeme11te ridotta rispetto alle condizioni di prima. L'a1npliamento delle colture ind11striali moderne, addensando sui terreni più poveri ed in continua degradazione masse crescenti di compartecipanti, costretti a cercare la loro ~ussistenza nelle colture cerealicole, tende ad aµmentare il disagio delle campagne. Abbiamo qui un chiaro esempio d come un programma parziale, indubbiamente positivo nel « tempo lungo », possa presentare gravi inconvenienti immediati, e come l'obiettivo di una politica economica realistica possa razionalmente essere l'aumento dell'occupazione, anche a preferenza dell'aumento della produttività. Po,sizione cl1e è ormai pienamente compresa in molti ambienti, ma osteggiata in molti altri, anche se applicata a paesi privi di infrastrutture e non ricchi di risorse naturali, in cui no·n è evidentemente pensabile di procedere troppo rapida1nente ad una indu204 Bibliotecaginobianco

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