Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Il consulente in campo resse che ne risulta 110n è inferiore al 200% annuo: ne consegue che, una volta che abbia dovuto far ricorso al mercante, il contadino non riuscirà mai a ripagare il suo debito; né d'altra parte il. mercante si aspetta che lo faccia. D'ora in poi il contadino cederà tutta la sua quota di raccolto al mercante in cambio di quell'assoluto minimo di sussi· stenza che il mercante si degnerà di lasciargli. La condizio,ne del co,ntadino si distingue però dalla schiavitù per due importantissimi dettagli: egli può sempre fuggire dai campi; ed ha il diritto di voto. Non vi è dubbio che prima o poi i contadini faranno sentire la loro voce, e non vi è dubbio che sarà una voce potente. Il Paese a cui mi riferisco ha circa 1'80% della popolazione attiva impegnata in un'agricoltura i11 cui predomina la grande e grandissin1a proprietà. Le condizioni da me descritte si applicano verosimilmente alla maggioranza della popolazione rurale. Il crescere delle tensioni sociali nelle campagne costituisce quindi un fatto di una pericolosità che sarebbe folle sottovalutare. Ma, indipende11temente da considerazio11i politiche, la presente struttura fondiaria del Paese impedisce che si possa seriamente pensare ad un sostanziale aumento della produttività agricola da ottenersi attraverso la sola assistenza tecnica. I grandi proprietari attuali non effettuano di solito alcun investi1nento per miglioramenti fondiari, ed i costi di produzior1e del proprietario (limitati spesso alle sole opere di ma11utenzione dei canali di irrigazione) non superano quasi mai il 10% della sua parte in regime di « compartecipazione » come sopra descritto. Il resto del suo reddito va quindi perso per l'agricoltura; e, poicl1é il proprietario non risiede \ quasi mai nei villaggi, ma nella capitale o nelle città principali, è a11che perso a fi11i dello sviluppo della zona- in cui le risorse sono prodotte. Queste risorse sono infatti in grandissima parte sperperate in spese dimostrative, o, solo più recentemente e da parte dei proprietari più accorti o più vici11i al Governo, utilizzate per speculazioni commerciali e fondiarie, sosta11zialmente i1nproduttive, e rese possibili dai nuovi piani di sviluppo in corso, che interessano spesso aree urbane. · • Ben pochi proprietari ritengono necessario occuparsi delle loro terre. È bene ricordare che, non diversam.ente da quanto avveniva in Occidente non troppo tempo fa, la proprietà terriera non implica alcuna corresponsabilità i1nprenditoriale nella produzone, ma solo il diritto di trasferire il reddito da chi ha come dovere esclusivo quello, di produrlo, a chi ha avuto dal So·vrano il privilegio di usufruirne, ma la cui vera occupazione è un'altra: quella delle armi, di amministrare giustizia ecc. La divisione tradizionale del prodotto fra due soggetti, di c11i 203 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==