Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Dopo il 28 aprile fra repubblicani e socialdemocratici: se non altro perché senso della misura e soprattutto lucidità della visione politica non dovrebbero mancare né a Saragat né a La Malfa. Chiusa questa parentesi, resta da dire dell'impostazione della campagna elettorale dei socialisti. Si è affermato da varie parti che i socialisti hanno avuto il torto di non trarre tutte le conclusioni che si potevano trarre nel mese di gennaio, quando si è posto il problema di reagire alle cosiddette « inadempienze » della DC. Ma questo sarebbe stato il suicidio del centro-sinistra, con problematiche possibilità di resurrezione. È vero piuttosto che i socialisti, più di tutti gli altri partiti della maggioranza, sono stati indeboliti dalla manovra del « disimpegno », che li esponeva quasi nudi agli attacchi dei comunisti. Va detto pure che i socialisti si sono difesi da questi attacchi, ma non hanno contrattaccato come potevano e come dovevano nell'interesse proprio e della coalizione. E se non lo hanno fatto, la ragione è ancora una volta:. da ravvisarsi nel mito, o, meglio, nel complesso, dell'unità operaia, un complesso dottrinario che impedisce la percezione esatta di ciò che ormai, secondo ogni apparenza, veramente divide i socialisti dai comunisti e fa dei primi gli avversari e non gli alleati dei secondi: il fatt~, cioè, che i socialisti appartengono al fronte della sinistra democratica e non possono quindi che per un'aberrazione come quella del 1948 f entrare a far parte di un fronte, e sia pure di un fronte a maglie · larghe, con i comunisti, che rappresentano la sinistra totalitaria, come risulta chiaramente là dove soltanto può risultare: non nei paesi dove i comunisti sono all'apposizione, ma nei paesi dove i comunisti sono al potere, dove le cosiddette « vie nazionali » al socialismo risultano tutte eguali nella sostanza totalitaria. In questo senso non è vero che i socialisti non devono accettare discriminazioni a sinistra. O, meglio, è vero che devono opporsi, come noi e tutta la sinistra democratica, a discriminazioni poliziesche a sinistra, del genere di quelle che una volta furono proposte da Scelba, o del genere di quelle assai più drastiche e illiberali che i comunisti applicano contro ogni opposizione là dove detengono il potere; ma è altresì vero che devono precisare e approfondire una linea politica che politicamente, appunto, discrimini la sinistra totalitaria, che renda, cioè, evidente per tutto il movimento operaio l'alternativa che la sinistra democratica propone nei confronti della sinistra totalitaria, le cui basi, e i cui quadri pure, possono alla lunga essere recuperati, almeno in parte, senza che si possa considerare recuperabile, in quanto tale, il partito che ne incarna la tradizione e le prospettive. · 17 Bibliot~caginobianco

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