Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

La conferenza nazionale dell'edilizia portunità di giungere alla formulazione di un pro,gramma avente rnaggiore o minore ampiezza, e finalità più o meno limitate, irriducibili contrasti sono sorti invece per quanto concerne la funzione da riservarsi all'iniziativa privata nel quadro della programmazione. In altri termini, gli imprenditori edili che operano nel settore dell'edilizia residenziale hanno di1nostrato di temere più che mai di trovarsi un giorno trasformati in appaltatori per conto dello Stato, o· di Enti pubblici, per la costruzione di case di abitazione. L'iniziativa pubblica e privata nel settore dell'edilizia residenziale possono facilmente coesistere, una volta fissate certe direttive pro,grammatiche, in quanto ciascuna di esse ha una sua peculiare funzione. Concepire la costruzione delle case di abitazione come un servizio sociale può anche essere giusto, ma sono necessarie talune· precisazioni. Le statistiche purtroppo non dicono, nell'aridità dei numeri, quali siano le condizioni delle abitazioni esistenti alla periferia delle grandi città. Inoltre i fitti hanno ormai raggiunto in tutta la penisola limiti proibitivi: essi assorbono circa un terzo, se non di più, dei redditi più bassi, mentre non dovrebbero mai rappresentare più di un quinto di essi. In queste condizioni diventa sempre più difficile per molti cittadini procurarsi una abitazione avente certi requisiti e di grandezza proporzionata alla consistenza del nucleo familiare. Dare la possibilità a tutti di avere una casa di requisiti igienici ed àbitativi fondamentali è certamente un dovere per la società. In questo senso l'abitazione, il luogo dove si estrinseca e si forma la personalità dell'individuo, può senz'altro essere considerata_ come oggetto di un servizio sociale. Purtuttavia, non si potrà impedire a chi vuole avere una abitazione dotata di certi particolari requisiti di co·modità, rifinita in un certo modo, situata in una determinata· zona ci.ella città, di acquistarla o di prenderla in locazione. In altri termini, se è necessario, anzi essenziale, che tutti abbiano una casa, non lo è altrettanto che tutti abbiano uno stesso tipo di abitazione, almeno fino a quando i ·redditi saranno più o meno differenziati. Se quindi l'edilizia economica e popolare può farsi rientrare nella più vasta categoria dei servizi sociali, non così può e deve avvenire per tutta l'edilizia residenziale, con la consegue11za che un'area più o meno ristretta di azione sarà ma11tenuta all'iniziativa privata che . . si collocherà in tal modo acca11to a quella· pubblica nel settore. Tale soluzione rnediata è apparsa essere almeno implicitamente accolta in alcuni interventi avutisi durante i lavori della Conferenza, pur non riuscendosi, come detto più avanti, a realizzare un compromesso fra le diverse tesi prospettate. Alcuni intervenuti hanno, anzi, presentato 177 Bibliòtecaginobianco

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