Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

La conferenza nazionale dell'edilizia Questo ed altri temi, co1ne quello della progettazio,ne integrale 11elle opere pubbliche, intesa come progettazio11e definitiva e vincolante sia per il committente che per l'appaltatore, del rinnovamento delle procedure di gara, dell'uso di nuovi materiali e di nuove strutture nell'edilizia, hanno formato oggetto di un dibattito di carattere eminentemente tecnico, sicché è stato possibile, nella grande maggioranza dei casi, una concordanza tra le diverse tesi ed i diversi punti di vista. Si è sostanzialmente riconosciuto cl1e tutta la legislazione esistente in materia di appalti deve for1nare oggetto di attenta revisione, in modo da poter essere effettivamente adeguata alle necessità attuali. È da 11otare che qualunque riforma si operi, non si potrà in alcun modo prescindere da un sistema di controlli diretti a garantire che il pubblico de11aro sia speso nel modo migliore e per quegli scopi a cui effettivamente è destinato. In un campo così delicato, facili sono gli abusi, gli illeciti: tanto più quindi lo Stato deve essere vigilante, colpendo, ove necessario, con tutto il rigore della legge. Il tema di maggiore interesse affrontato dalla Conferenza è stato comunque quello dell'edilizia residenziale. I maggiori investimenti globali (pubblici e privati) nell'edilizia riguardano il settore delle abitazioni. Nel 1952 si costruirono complessivamente in Italia 91.523 abitazioni; nel 1961, 313.409; nel 1962, 359.359, con un aumento percentuale rispetto all'anno precedente del 14,6 per cento e rispetto a 10 anni prima di più del 390 per cento. È da notare anche che l'Italia, con il 6 per cento, è, insieme alla Germania e alla Svezia, nel gruppo limitato cij Paesi che dedicano all'abitazione più del 5 per cento delle proprie risorse; valori intorno al 4 per cento si hanno per il Belgio, gli Stati Uniti, la Francia, la Norvegia, l'Olanda; un valore ancora più basso - il 3,3 per cento - registra il Regno Unito. Secondo il censimento del 1951 esistevano in Italia 11.410.685 abitazioni per co1nplessive 37.342.217 stanze. Nel censimento del 1961 le abitazioni sono divenute 14.071.656 e le stanze 46.938.300. Tenendo presenti le demolizioni nel frattempo avvenute, si può calcolare, quindi, cl1e in dieci anni si siano costruite in Italia più di 2.700.000 abitazioni per complessivi 10 milioni di stanze. Ciò ha permesso di passare da un indice di affollamento di 1,31 abitanti per stanza ad un indice di 1,13: tali dati sono contenuti nel rapporto presentato dal Prof. Saraceno alla Commissione per la programmazione. Nello stesso rapporto si fa rilevare che tale indice è di 0,64 negli U.S.A. (1960); 0,74 in Belgio (1947); 0,78 . nel Regno Unito (1951); 0,84 in Olanda (1956); 0,97 in Svezia (1950); 1,01 in Francia (1954); 1,03 nella Germania Occidentale (1956). Peraltro, è interessante notare che l'indice di affollamento non ha 173 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==