Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Rosellina Balbi l'esigenza della « identità » del giornale con quella ~i una sua sempre crescente diffusione. Nel caso della stampa femminile, la soluzione del problema è stata facilitata dal fatto· che l'attributo « femminile » costituisce di per sé una caratterizzazione: la quale, anziché ridurre entro limiti più o meno ristretti il mercato da conquistare, lo allarga smisuratamente, identificandolo addirittura con oltre metà della popolazione adulta. È significativo, a questo proposito, che un autorevole studioso· del fenomeno giornalistico, quale Roland E. Wolseley, classifichi sotto la voce « riviste specializzate » tutti i periodici che si rivolgono a gruppi particolari (le pubblicazioni per i negri, ad esempio), mentre include i periodici femminili nell'elenco delle cosiddette « riviste di massa». È chiaro che l'enorme diffusione della stampa destinata alle donne può verificarsi soltanto nella misura in cui il pubblico femminile è disposto a riconoscersi come un gruppo omogeneo, e nello stesso tempo amorfo : ossia nella misura in cui esso supera, in nome della comune appartenenza allo stesso sesso, quelle inevitabili differenze di cultura, di interessi, di orientamenti intellettuali e morali che in definitiva costituiscono l'identità più autentica degli esseri umani. È dunque una mancanza di identità, nelle clonne, (la quale, poi, è conseguenza della condizione femminile nella società umana) che permette l' esistenza, floridissima, di una stampa ad esse destinata, e che in quella stampa puntt1almente si rispecchia. Qualcuno obietterà, a questo punto, che la stampa femminile si articola in due, ben differenziati, settori: quello dei fotoromanzi (destinati alle donne del sottoproletariato, del proletariato e della piccola borghesia) e quello delle pubblicazioni cosiddette «borghesi» (che si rivolgono, per l'appunto, alle donne della borghesia cittadina). Tuttavia, e lo vedremo tra poco, le differenze tra i due tipi di pubblicazioni sono sopratutto, esteriori: legate, in buona misura, alle diverse possibilità delle lettrici in materia di consumo. Sarà opportuno, intanto, porsi un primo interrogativo: quali sono le regole che presiedono alla pubblicazione di una rivista a larghissima diffusione? La prima è quella di adeguarsi al gusto del pubblico: del pubblico, si badi bene, e non dei singoli lettori. Si racconta che Cyrus H. K. Curtis, editore del « Saturday Evening Post », ricevesse da un lettore una lettera di entusiastico consenso a tutto ciò che il giornale veniva pubblicando; e che egli ne traesse motivo di preoccupazione, giacché un consenso così asso1 luto, da parte di un singolo lettore, implicava inevitabilmente il dissenso di moltissimi altri. Per un giornale ad altissima diffusione, ciò che si pubblica è meno importante, forse, 162 Bibliotecaginobianco

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