Antonino l zzo. blemi urbanistici, al miglioramento delle strutture educative e formative, al risanamento dell'an1ministrazione e del bilancio del Comune. Fino ad oggi si è cercato di provvedere alla risoluzione di un certo numero dei problemi citati mediante la politica delle « leggi speciali ». Ernesto Mazzetti 6 , discutendo della quarantesima « legge speciale »,· teme che anche questa e11nesima legge « svanisca come le quarantasei che l'hanno preceduta, senza sanare alcuno dei cronici mali della città, o, quel ch'è peggio, senza contribuire per nulla all'avvìo di un processo di sviluppo economico ». E certamente questo timore è giustificato più dallo stato di confusione e di disagio in cui si svolge la vita politicoeconomica napoletana, che da una errata sostanza o da un deficiente meccanismo dell'ulti1na legge speciale. Sotto questo aspetto l'On.le Pastore, in un recente scritto dedicato alla « Nuo·va dimensione dei problemi di Napoli », rileva la caratteristica di « approccio globale » ai problemi che distingue questa legge rispetto alla settorialità e alla frammentarietà del precedente « accavallarsi di leggi speciali che non l1anno inciso gran ché sulla realtà dei problemi napoletani ». È nota, altresì, come lo stesso problema del risanamento delle finanze di Napoli possa avviarsi a soluzione solo « eliminando l'odierno contrasto tra possibilità di prelievo e necessità di spesa », - ciò potendos_i ottenere n1ediante un vigoroso incremento dell'espansione dei redditi napoletani. Nel contrasto, notato e descritto da Mazzetti, tra « industrializzazione » e « problemi immediati », a nostro giudizio non dovrebbero esistere dubbi sulla parte del dilem1na su cui puntare. E cioè sulla industrializzazione, questio 1 ne da inserire in quelli che sono i problemi più complessi e specifici di Napoli, ma non da subordinare, neppure in minirna parte, ad essi. Il proble1na vero è come sviluppare l'industrializzazione di Napoli, secondo quali criteri e dimensioni, e in quali aree. A questo riguardo lo studio di Tocchetti-Beguinot-Mazzuolo sull'area di sviluppo industriale della provincia di Napoli offre valide indicazioni e stimolanti possibilità di intervento, o, almeno, di approfondimento del problema. In proposito le due linee di fondo da seguire sono, senza alternativa, quelle già citate all'inizio, e cioè: a) la zona napoletana deve essere uno dei punti di forza dell'espansione programmata dell'economia non solo campana ma di tutto il Mezzogiorno 7 ; b) è urgente decomprimere la città di Napoli mediante l'organizzazione di equilibrati centri di insediamento « periferici » e tramite un coordinamento delle iniziative e dei mezzi disponibili con le aree di sviluppo di Salerno e di Caserta. 6 « Nord e Sud », n. 29 del Maggio 1962. 7 Cfr. NINO·NovAcco, Piano regionale della Campania, Vol. I, pag. 51. 140 Bibliotecaginobianco
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