Paesi e città Ad esempio, dalle rivelazioni contenute nel lavoro citato di Tocchetti-Beguinot-Mazzuolo appare che nelle zone di Quarto·, di Casoria, di Volla, di Nola e di Portici 5 , di 232 industrie esistenti a tutto il 1960 con più di 10 addetti, occupanti in totale circa 19.000 unità, 8 industrie da sole ne assorbiva110 quasi un terzo, e 39 insieme circa i due terzi. Poco meno di altre 200 industrie, pertanto, figurano concorrere al livello di occupazione delle zone considerate in maniera unitariamente quasi insignificante, una cinquantina di esse con un livello di occupazione di u11a diecina di unità. Lo scarto è forse anche meglio dimostrato dal fatto che, mentre le 39 industrie aventi addetti in numero· maggiore di 100 figurano occupare, in media, 300 unità, le 193 industrie aventi addetti da 10 a 100 figurano occupare, in media, parecchie unità in meno di 40. È una specie di movimento a forbici che porta le industrie napoletane cl1e sono medie a divenire « grandi » e, se sono « piccole », a divenire minuscole. Ma è il vuoto di « qualità » tra le varie classi di industria a preoccupare, in ogni caso, di più. Nell'ambito delle zone considerate figurano, infatti, sotto il nome, pur statisticamente corretto, di « industrie », una miriade di modeste attività sostanzialmente artigianali, centrate sui settori alimentari e del vestiario, delle quali sarebbe interessante conoscere i bilanci, le qualità e la quantità delle produzioni fornite, il livello dei salari distribuiti e la loro rispondenza ai contratti di lavoro settorali, etc. Né la situazione risulta sostanzialmente diversa· considerando il ·solo capoluogo. Tal che appare più agevole capire, dopo quanto si è detto sull'andamento degli investi1nenti e sui rapporti tra le varie "classi di industria, perché Napoli figuri agli ultimi posti nella scala degli incrementi di reddito per addetto extra-agricolo avutisi nel decennio 1951-1961 fra tutte le provincie italiane. Non è una semplice questione di livelli di produttività tra gli addetti napoletani e gli addetti delle altre zone italiane: è un più accentuato grado di inefficienza produttiva del sistema 11apoletano nel suo complesso. Di questa inefficienza è, del resto, prova la evidente « polverizzazione » delle volontà e capacità imprenditoriali napoletane, disperse in mille iniziative locali, di paese o di quartiere, ma raramente approdanti a risultati di livello almeno « napoletano », se non regionale o nazionale. Nell'ambito delle zone citate, ed utilizzando ancora le indicazioni contenute nell'opera . s Cioè nelle località di: Bacoli, Giugliano, Marano, Mugnano, Pozzuoli, Q-ualiano, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casandrino, Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Frattaminore, Gruno Nevano, S. Antimo, Acerra, Casalnuovo, Cercola, Mariglianella, Marigliano, Pollena Trocchia, Pomigliano d'Arco, S. Sebastiano, S. Anastasia, Somma Vesuviana, Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Nola, Ottaviano, Palma Campania, S. Gennaro Vesuviano, S. Giuseppe Vesuviano, S. Vitaliano, Saviano, Terzigno, Portici, Resina, S. Giorgio a Cremano. 137 Bibliotecaginobianco
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