Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

• Antonino 1zzo lizzazione a determinare l'e1nigrazione, in forme importanti, da quelle provincie. Se i rappo,rti tra i due fenomeni fossero così semplici, sarebbe analogamente sen1plice interve11ire per modificarli. La realtà è, invece, assai più complessa, e trova origine in una serie di fattori geo-economici e sociali che hanno impedito alle provincie in esame di muoversi meglio• con i tempi, sia pure con i « modesti tempi » che han-no caratterizzato fino ad oggi l'industrializzazione della Campania. Caserta e Salerno si sono mosse, invece, ed a un ritmo che, se è stato assai lento fino al 1957, ha assu11to negli ultimi tempi una vivacità degna della massima attenzione. Per Caserta, ad esempio, è da notare che la dimensione unitaria n1edia degli investimenti si è mantenuta oltre i 180 milioni, e cioè di circa 1'11 % in più della media del Mezzogiorno, con un rapporto investimenti fissi/addetti ipotizzati mediamente pari a 3.387.000 lire, rispetto ai 2.357.000 della media regionale (ma ai 3.907.000 lire del Mezzogiorno). Tale rapporto·, anzi, sale ad oltre 4 milioni per addetto negli investirnenti compresi fra 500 e 1500 milioni ed a circa 8 milioni nella classe tra 1500 e 6000 milioni, per mantenersi, comunque, entro il limite minimo di 2.500.000 lire, e cioè pur se1npre al di sopra della media regionale, 11ella classe degli investimenti fino a 100 miloni. L'andamento della industrializzazione in provincia di Caserta appare, pertanto, abbastanza equilibrato, e denota una serie di investimenti che avra11no co11creti e durevoli effetti sulla economia non solo della provincia e della Campania, ma sulla stessa economia del Mezzogiorno. Nel 1962, ed in questo primo scorcio del 1963, il processo di industrializzazione del Casertano ha manifestato un ulteriore miglioramento. Si è molto lontani, però, dal poter dire che l'indt1st1ializzazione del Casertano è un fatto compiuto, o è un fatto che sta per compiersi. Qualificati esperti valutano a 3.000 all'anno i posti di lavoro che bisognerà creare 11ell'area 11ei prossin1i venti anni per mantenere un soddisfacente ritmo di sviluppo, mentre nell'ultimo decenr1io, (o meglio, negli ultimi quattro anni), i posti di lavoro nor1 hanno superato i 1.000 all'anno. La grandezza dello sforzo da compiere inoltre non è data dal rapporto: « quello cl1e è stato fatto è uguale a uno » - « quello che bisognerà fare è ugt1ale a tre». Probabilmente, invece, occorreranno, per riuscire, sforzj e mezzi dieci volte superiori a quelli fino ad ora adoperati~ E sopratutto occorrerà integrare, in ma11iera prograrnmata e rigidamente coordinata, l'economia e lo sviluppo industriale di Caserta con l'econo1nia e lo sviluppo industriale di Napoli, - cosa questa che è ancora troppo lontana dal verificarsi, e troppo lontana anche dal concreto prospettarsi. 132 Bibliotecaginobianco . \ \

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