Antonino 1zzo la situazione appare, invece, nettamente migliore. Per investimenti tra 100 e 500 milioni di lire le delibere adottate .in Campania so,no state 320, e cioè il 16% del totale campano, ma ben il 38% circa di tutto il Mezzogiorno. Per importi tra 500 e 1000 milioni le delibere riguardanti la Ca1npania risultano 57, e cioè circa il 3% del totale campano, m~ oltre un terzo del Mezzogiorno. Per importi tra 1500 e 6000 milioni, le delibere concernenti la Campania risultano 23, e cioè poco più dell'l % del totale campano, ma circa un quarto dell'intero Mezzogiorno. Valutando nel loro complesso le due classi da 500 a 1500 milioni e da 1500 a 6000 milioni, le 80 delibere hanno comportato finanziamenti per 59.121 milioni a fronte di 106.310 milioni di investimenti ipotizzanti l'impiego· di 34.109 unità, che hanno compo-rtato, ciascuna, quindi, un investimento di 3.117.000 lire circa, ancora inferiore a quello medio del Mezzogiorno, ma a livello nettamente più elevato di quello medio campano. È del tutto casuale la stretta analogia numerica, che pure vale la pena di notare, tra il numero delle unità impiegabili ipotizzate da 1275 investimenti nella classe fino a 100 milioni di lire, ed il numero delle stesse unità ipotizzate dai soli 80 investimenti delle due classi superiori: 34.939 i primi e 34.109 i secondi. Da questo esame degli investi1nenti per classi di ampiezz~ effettuato in Campania deriva comunque u11a prima indicazione, e cioè che il problema della industrializzazione in Campania è prima di tutto un problema di dimensione aziendale e di più ido·nea strutturazione del rapporto investimento/unità impiegate. Del resto la stessa relazione all'esercizio 1962 del Consiglio dell'Isveimer notava con soddisfazione il crescere dell'an1piezza media degli investimenti, passati in no·ve anni di attività dell'Istituto da 264 milioni a 328 milioni nel 1962, con un aumento di un quarto nell'ampiezza di ciascuna iniziativa. Nell'ambito delle attività di tutti gli Istituti speciali di credito e delle Sezio.ni di. Credito Industriale del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, tale am11iezza risultava, a livello del Mezzogiorno, per tutto il 1961, di circa 161 milioni. Pur tenendo conto della svalutazione si tratta di un sensi- . bile passo avanti. Alle considerazioni che abbiamo fatto innanzi in merito alla modestia di certi investimenti deve, poi, opporsi un'altra considerazione che ne tempera l'efficacia. Si tratta, cioè, del fatto che i dati da poi analizzati sono impuri, contenendo insieme finanziamenti per nuove iniziative e finanziame11ti per ampliamenti. Ora è chiaro che le operazio11i di ampliamento, considerate da sole, comportano, nella generalità dei casi, investimenti unitari notevolmente più modesti che no,n le operazioni r_elative a nuove iniziative industriali. È quindi da tener pre128 \ Bibliotecaginobianco \
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