Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

l,esare Lanza che, nella preparazione del suo intervento, egli aveva trascurato di tener conto dell'atteggiamento dei colleghi delle federazioni cal~bresi e del pensiero dei parlamentari di quella regione. Una trasct1ratezza grave; e più precisamente la direzione del PSI si dichiarava contraria non all'Università in Calabria, ma a quella progettata Università. Dopo il ridimensionamento della posizione-ivlacaggi ci fu, da parte socia• lista, la presentazione in Parlamento di un'interessante .proposta di legge per la creazione in Calabria di un Istituto Tecnologico, che sarebbe il terzo nel mondo e dovrebbe sorgere sul modello di quello esistente nel Massachusetts. La proposta di legge porta la firma dell'on. Giacomo Mancini, nativo di Cosenza, e dell'on. Tristano Codignola, nativo di Assisi, e cioè di tutt'altra regione, ma impegnato tenacen1ente - nel dibattito interno della Commissione della Pubblica Istruzione - a criticare severamente le insufficienze del progetto governativo sull'Università decentrata. Ora, sarebbe facile rinfacciare all'on. Codignola il caso della sua stessa regione di origine, dove Perugia si trova a meno di cento chilon1etri di distanza da altre quattro sedi universitarie (Camerino, Ancona, Macerata, Urbino) per sostenere che la Calabria non è poi tanto piccola per accogliere tre nuove sedi di Università. Se fosse questo il nostro scopo, potremmo anche citare il caso dell'Emilia con quattro sedi universitarie: Bologna, Ferrara, Modena e Parma. Il fatto è che il problen1a non è se la Calabria sia grande o piccola per avere tre sedi ur1iversitarie. Il problema è se quattro miliardi siano sufficienti per creare tre nuove Università e se le Facoltà siano state bene scelt~, tanto ben scelte da git1stificare il decentramento. E chiaro che quattro miliardi non sono sufficienti neppure per creare un'Università sottosviluppata come le due esistenti in Sardegna, mentre la scelta delle Facoltà che abbiamo visto aumenta, come dimostreremo, a parte ogni altra considerazione, le preoccupazioni di carattere economico. Ecco pure motivata, a grandi linee, la posizione socialista: no al decentramento e alla scelta delle Facoltà, no all'Università di vecchio tipo, no infine al ridicolo finanziamento di quattro miliardi. È bene esaminare uno per u110 codesti tre «no» che, è doveroso chiarirlo subito, non appartengono solo ai socialisti, ma a tutti coloro che, fuori dal clima delle tenzoni campanilistiche e delle rivendicazioni demagogiche, hanno considerato con attenzione il problema. Non vi è stato nessuno, sulla stampa specializzata, che abbia avuto il coraggio di sostenere l'Università-Campanile, l'Universitàaborto. No al decentramento e alla scelta delle Facoltà. La Calabria sarà anche grande per accogliere tre sedi universitarie, ma quattro miliardi, come abbiamo detto, sono pocl1i per farne anche una sola efficiente. E poi, a cosa ·serve il decentramento se non ad uscire senza danni dalla lotta campanilistica che si è accesa fra Reggio, Catanzaro e Cosenza al fine di ospitare la sede principale dell'Università? Si è detto che il decentramento aiuta i giovani calabresi a proseguire i loro studi in sede, con notevoli vantaggi date le arretrate comunicazioni fra città e città, paese e paese ... Ma gli estensori 116 Bibliotecaginobianco \

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