Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Giornale a più voci oltre a quella remota; b) leggere libri e riviste, frequentare biblioteche, avere con i colleghi delle sue stesse discipline contatti umani che si risolvono in allargamenti culturali; c) infine tenersi al corrente della più vasta vita della cultura al di fuori del settore di sua specialità: quindi frequentare il . teatro, nelle città ove funziona, visitare musei, gallerie, mostre ecc. Un uomo di vasta cultura (e, per ciò stesso, nutrito di fede e di entusiasmo per la cultura) lascia sempre intravedere tutto il suo patrimonio intellettuale anche se le sue lezioni in aula sono rigidamente predeterminate dal programma ufficiale cui deve attenersi. Eppoi i contatti con gli allievi non si esauriscono nella meccanica interrogazione per assegnare il voto trimestrale; e nei colloqui estemporanei con la scolaresca - durante gli intervalli, o a lezione finita, o in occasione di gite scolastiche, di visite a musei ecc. - c'è possibilità di « arricchire» culturalmente gli studenti e di stimolare le loro energie tanto quanto con l'i11segnamento vero e proprio d1una determinata disciplina. Per i giovani, poi, il « modello » umano offerto dal docente che essi osservano quotidianamente, ha un'importa11za educativa notevole. Che impressione può fare, per esempio, un professore il quale, agli allievi che vorrebbero giudizi o chiarimenti sul rornanzo di grido, sul film discusso, sulla commedia o sul dramma controversi, risponda invariabilmente che non l'ha letto, che non l'ha visto, che lui non ha tempo per queste cose? Che profitto viene alla società da un professore che su scrittori o pensatori o fenomeni culturali e storici ripeta dopo trent'anni le stesse interpretazioni - per giunta, magari in forma sclerotizzata - assimilate trent'anni prima quando preparava il concorso? Che non sappia tradurre in atto i nuovi metodi, le nuove tecniche d'insegnamento ormai collaudate da un'esperienza internazionale, che anzi - al limite - ne ignori l'esistenza? E che dire degl'insegnanti di materie scientifiche e tecniche, soggette a rapidi con- \ tinui mutamenti? Perché questo non avvenisse, l'orario settimanale d'insegnamento è stato progressivamente ridotto; nei paesi dove la scuola è meglio organizzata ed è stata sempre oggetto di particolari cure, si aggira sulle 18 ore. Anche in Italia l'orario-tipo di un professore dovrebbe essere di 18 ore, e lo è, per es. per il docente di materie letterarie nei ginnasi superiori, per quello di filosofia e storia nei licei classici; mentre è notevolme11te inferiore in certe cattedre create « provvisoriamente » ma dure a morire, come quella di materie letterarie nella la classe del liceo scientifico e dell'istituto magistrale (13 ore), o in casi di forza maggiore, come nella cattedra di scienze naturali nei licei classici a corso unico (9 ore): sono casi limite che la prossima riforma dovrebbe rivedere, e che fanno scendere la media a 14-15 ore, come si è detto. Comunque, un orario così limitato potrebbe essere orgoglio e vanto per la scuola italiana, ed assicurare ad essa il corpo docente migliore del mondo, se poi i bassi stipendi non distruggessero il beneficio: in queste condizioni, in violazione del regolamento, molti impartiscono ben più lezioni private di quante non sarebbe loro consentito, altri si dedicano ad una seconda professione (che nel loro cuore dive11ta ben presto la prima, quella cui 109 l?ibliotecaginobianco

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