Nord e Sud - anno X - n. 42-43 - giu.-lug. 1963

Roberto Berardi precedenza, a casa propria, da ciascuno. L'esame finale dovrebbe aver luogo dopo un certo tempo (alcune settima11e); potrebbe consistere in un breve colloquio, magari affiancato dalla presentazione facoltativa di una « tesina» preparata a casa; se non lo si vuol rendere obbligatorio per tutti i partecipanti, lo si dovrebbe comtmque esigere perché la partecipazione al corso diventi produttiva di benefici di carriera. In Inghilterra alcuni corsi di aggior11amento, tenutisi di recente, hanno visto assegnare (dopo l'esame) congrui p·remi in denaro agli elementi migliori: metodo antico ma sempre efficace per irrobustire la buona volontà. Qui dunque torniamo fatalmente alla vecchia questione dei compensi economici al personale insegnante. Il governo di centro-sinistra precedente le elezioni del 28 aprile 1963 ha notevolmente migliorato la deprimente situazione degli anni cinquanta; comunque le retribuzioni degli insegnanti, se confrontate con i guadagni dei professionisti di livello medio, o anche soltanto con gli stipendi delle ·aziende nazionalizzate tipo ENI, sono ancora modeste, specialmente all'inizio della carriera. Poiché non tutti sono nati con la vocazione della povertà, ne deriva lo stimolo a integrare lo stipendio con le lezioni private, che nei grandi centri, per studenti di liceo, hanno raggiunto il livello di duemila lire l'ora. Si capisce che il professore che si butti a capofitto in questa attività consacrandovi qualche ora ogni pomeriggio, realizza entrate che lo fanno avvicinare al libero professionista o al funzionario di enti privati. In ciò egli è facilitato dal fatto che 1~ ore settimanali di insegnamento, per un professore di ruolo nelle scuole statali, si aggirano in media sulle 14-15. Due giorni di lavoro! mi disse un giorno un affittacamere quando seppe che il mio orario settimanale d'insegnamento era di 16 ore. Perché così poco? L'opinione pubblica non è mai stata illuminata abbastanza su questo punto. Eppure la riduzione del carico di lavoro in aula all'insegnante, prima universitario, poi medio, è stata in tutta l'Europa u11a delle più importanti conquiste civili degli ultimi tre secoli. Essa ha segnato l'affermazione del principio che l'insegnante non è un manovale della cultura, destinato a ripetere per tutta la vita, n1eccanicamente~ le medesime formule, ma dev'essere prima di tutto un uomo colto; ed un uomo colto è tale in qua11to si nutra continuamente di cultura, e non solo perché, nella sua giovinezza, abbia frequentato le scuole per un certo numero d'anni conseguendo alla fine un certificato, laurea diploma che sia. Occorre pertanto che il professore, al di fuori del suo orario d'insegnamento in aula, al difuori degli altri impegni connessi alla funzione docente (operazioni di scrutinio, correzione di compiti, colloqui con i parenti, ed eventualmente direzione della biblioteca scolastica, cura dei gabinetti scientifici ecc.), disponga di molto tempo libero per poter: a) preparare con cura le lezioni per il giorno o per i giorni successivi: non sempre e non ogni anno il medesimo argomento può essere presentato in aula nello stesso modo, percl1é diverso è jl livello della scolaresca, diverso il patrimonio culturale da essa già acquisito ecc.; certi temi impegnativi p_oi ricl1iedono sempre una rinnovata preparazione immediata, 108 Bibliotecaginobianco .

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