Politique ja1nais stati tali da proporre il problema del rapporto società-cultura (o, se si vuole, del rapporto società-autonomia individuale) nei termini che si prospettano negli Stati Uniti. E tuttavia, sembra essere in atto anche nel nostro paese un graduale livellamento del costume, che procede di pari passo col crescente peso della pressione pubblicitaria e degli altri strumenti della cultura di massa. Si cominciano ad applicare i metodi di indagine psicologica ai procedimenti di vendita delle merci; perfino un grande partito politico, a quel che sembra, ha deciso di impiegare, per la sua campagna elettorale, le tecniche della persuasione occulta. Gli slogans pubblicitari, martellati da « Carosello » con inesorabile monotonia, sono entrati a far parte del linguaggio (e quindi del costume mentale) degli italiani. Siamo tuttavia ancora lontani da certe esasperazioni; con una sola eccezione, forse. Questa eccezione è rappresentata dalla stampa femminile. In effetti, se accettassimo la validità della definizione di democrazia riportata all'inizio di questo articolo (massima apatia nei confronti della politica, massimo interesse per gli oggetti della pubblicità com-· merciaie), dovremmo concludere che la stampa destinata alle donne rappresenta il solo settore autenticamente democratico della vita italiana. Nei settimanali femminili borghesi - i quali riservano alla pubblicità dal 20 al 30 % del loro spazio - il motto « niente politica » costituisce il fondamento stesso della formula editoriale. Vero è che talune pubblicazioni (come ad esempio « Gioia » o « Marie Claire ») si definiscono settimanali « di politica» (oltre che di moda, di cultura e di attualità); no11dimeno, lo spazio riservato, alla trattazione dei problemi politici è tanto esiguo 6 , e la trattazione stessa così volutamente banale, da legittimare il sospetto che la qualifica di settimanale « politico » sia dovuta a semplici motivi di convenie11za economica 7 • Non va dimenticato che l'attuale momento politico è particolarmente intenso: la vigilia elettorale pone gli italiani di fro11te a scelte decisive, e dovrebbe pertanto indurre alla meditazione dei pro·blemi più scottanti, di politica interna come intemazio·nale. Vediamo dunque in qual modo i maggiori settimanali femminili affrontano l'argomento. Cominciamo dai due periodici che si qualificano « politici ». « Gioia » dedica alle elezioni un breve scritto dell'on. Maria Badaloni, che illustra le caratteristiche formali dell'operazione ( « fermiamoci agli aspetti istituzio1nali dell'avvenimento, che valgono indistintamente per tutti gli 6 Meno di una facciata ( « Gioia » ne ha 98, e « Marie Claire» 82). 7 « La legislazione italiana prevede infatti un prezzo politico per la carta in bobina destinata a periodici 'politici ' » (Ignazio Weiss, Politica dell'informazione, Edizioni di Comunità, Milano 1961, pag. 215). 95 Bibliotecaginobianco
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