• Venezia fra laguna e terraf ern1a e la possibilità di disporre di vaste aree a buon mercato, e per d1 più a stretto contatto col mare - per portare, come fu detto, « le navi ai cancelli delle fabbriche» - potevano fare di Venezia un caso a sé. Nella combinazione di questi due ultimi fattori è invece in germe la ragione di fo,ndo della localizzazione delle industrie a Marghera. Da una parte, la produzione elettrica della SADE sarebbe stata inca11alata verso largl1i impieghi, capaci nello stesso tempo di utilizzare a pieno l'energia e di sottrarne al mercato degli usi domestici quel tanto che consentisse di tenere l'offerta al di sotto della domanda. Dall'altro, la disponibilità di terreni a contatto dii;-etto col mare, oltre che a basso costo, avrebbe consentito di chiedere e di ottenere quella speciale forma di premio alla produzione che, sotto il nome di « autonomia funzio,nale », avrebbe dato alle industrie la possibilità di utilizzare i servizi generali del porto, dai canali ai fari, ma di sfuggire all'obbligo di impiegare le maestranze portuali 15 • In prima approssimazione, si può dunque parlare di un siste1na di impiego dei vantaggi locali in parte almeno simile a quello messo in atto dalle potenze metropolitane europee nei confronti delle colonie africane ed asiatiche. E ancl1e simili si presentano le co,nseguenze. Lo sviluppo di Porto Marghera poneva fine poco per volta alle modeste imprese locali, urbane e regionali, senza peraltro promuovere lo· sviluppo dell'industria di finitura, che continuava a sorgere nel triangolo industriale. Sul piano sociale si ebbe poi da una parte la mortificazione delle iniziative locali e insieme un totale rimescolamento della popolazione veneziana. Mentre i veneziani cercavano posto altrove, Marghera funzionava da pompa aspirante nei riguardi della circostante provincia rurale (che, poco per volta, finì per inurbarsi) e riempì i propri quadri tecnici intermedi e direttivi con immigrati provenie11ti specialmente dalle vicine regioni industriali. Già pochi anni prima, in piena guerra n1ondiale, un esodo qualitativamente rilevante aveva interessato anche il porto. La vicinanza del fronte aveva costretto armatori, importatori, intermediari, agenti marittimi ad abbandonare Venezia per rifugiarsi a Genova. La partenza non avrebbe avuto ritorno. Se questi avvenimenti dovevano produrre una società urbana di I 15 In deroga alle disposizioni del codice di navigazione, che attribuisce, in linea generale, l'esecuzione delle operazioni di imbarco, sbarco, trasbordo, deposito e movimenti delle merci alle compagnie o gruppi di lavoratori portuali, il decreto ministeriale 3 marzo 1926 autorizza gli stabilimenti industriali di Marghera a servirsi a bordo di proprio personale. Le facilitazioni del provvedimento, tuttora in vigore ed esteso successivamente al 1926 ad altri porti del paese, vanno generalmente sotto il nome di « autonomia funzionale». 89 Bibliotecaginobianco
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