Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

L'Europa tra De Gaulle e Kennedy avvertire qui che non ci sembra che i pericoli impliciti in questa sfida siano stati misurati nella loro reale portata non solo e non tanto da parte di quella destra italiana sui cui veri scopi si è detto nel numero scorso di « Nord e Sud », ma anche ed anzi soprattutto da parte della stessa opinione di sinistra de1nocratica, che è l'avversario 11aturale dei disegni gollisti. I rischi che derivano non solo alle nostre aspirazioni di europeisti e di federalisti, ma all'Europa stessa da questi disegni sono assai maggiori di quanto di solito non si creda, proprio perché la politica di De Gaulle non è assimilabile a quella dei Mussolini o degli Hitler o dei Franco né sul piano interno né su quello internazionale. Il regime che il generale-presidente tenta di imporre al suo paese non è un regime totalitario nel senso tradizionale del termine, ma è un autoritarismo conservatore ed innovatore insieme, che fa tesoro di alcune insufficienze della repubblica parlamentare di tipo tradizionale e che si pone i problemi dei nuovi compiti di direzione dello stato e dell'esigenza di stabilità ed efficienza dei supremi organi direttivi dello stato stesso nelle società complesse del nostro secolo; è un autoritarismo che ha al suo servizio una delle classi amministratrici più efficienti e preparate e moderne di tutta l'Europa, che ha compreso come la linea divisoria tra tecnocrazia e politica sia divenuta nel secolo ventesimo assai più fluida di quanto non fosse in passato e che cerca di prevalersi di questi dati di fatto che lo favoriscono nel momento in cui le opposizioni appaiono disordinate ed incerte. Esso perciò non distrugge e non ha bisogno di distruggere tutte le libertà, . ma soltanto illanguidisce e depotenzia il sistema della de1nocrazia politica svirilizzando le forze di contestazione al suo interno; non ha bisogno di cancellare completamente il sistema dei diritti civili, ma può limitarsi a rendere sempre più difficile la formazione e la circolazione della classe dirigente politica propriamente detta senza porre in pericolo quel complesso di minuti privilegi individt1ali che i francesi usano chiamare le loro « petites libertés ». Per tutto questo, combattere il gollismo come fosse puramente e semplicemente una variante del fascismo equivale a fallire il bersaglio, come hanno potuto constatare a loro spese le forze della sinistra democratica francese. Ed un analogo ragionamento può e deve essere fatto, come vedremo subito, anche per quel che riguarda la politica estera. Com'è noto, le assunzioni fondamentali di tutta la nuova strategia politica e militare gollista consistono in una sfiducia abbastanza profonda e sincera nella credibilità della ritorsione atomica americana come risposta ad un attacco anche soltanto convenzionale contro l'Et1ropa ed in una valutazione dell'attuale rapporto di forze nel mondo e delle 7 Bibliotecaginobianco

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