Giornale a più voci è dunque destinata a ridursi; ma sono destinate a ridursi anche le pos• sibilità di sistemazione in stanze d'affitto. A parte l'evidente saturazione dell'offerta, e a parte la legislazione sul subaffitto, volta ad evitare l'occupazione di appartamenti non strettamente corrispondenti ai bisogni, si tenga presente che il tentativo di decongestionare i vecchi edifici universitari, trasferendo alcune facoltà in periferia, sposta la domanda di alloggi in subaffitto verso zone disabitate o nelle quali sono stati costruiti quei grandi complessi di case popolari, in cui in genere la sottolocazione è impossibile, sia perché per aver diritto ad un alloggio si deve avere una famiglia numerosa, sia perché gli ambienti sono ristretti, sia perché (come avviene per i co1nplessi H. L. M.) il subaffitto è spesso proibito. A meno di non sperare di poter risolvere il problema puntando su 1.1n allargamento del settore che vive in alloggi di fortuna, non esiste, dunque, nel quadro delle soluzioni tradizionali, altra scelta possibile che non sia quella di una massiccia politica di costruzione di alloggi sul tipo delle Cités Universitaires, che presentano, sia sul piano della costruzione che quello della gestione, una relativa semplicità ed economicità rispetto agli altri tipi di alloggio rispondenti ai particolari bisogni dello studente. In effetti, gli estensori del quarto Piano economico prevedono per il 1967 di portare il numero degli alloggi di tale tipo fino a 79.000, cifra pari a circa il 15% del numero totale degli studenti a quella data. Neanche la formula della Cité Universitaire è tuttavia esente da difetti. I caratteri dell'abitazione studentesca dovrebbero, infatti, esser tali da creare un clima favorevole alla soddisfazione e allo sviluppo degli interessi e delle personalità culturali, facilitando al tempo stesso l'integrazione sociale degli studenti. L'abitato deve, cioè, svolgere, nei confronti dello studente, un duplice ruolo; in prin10 luogo un ruolo sanitario. Ora, se dal punto di vista della igiene fisica la vita nelle Città Universitarie è nettamente preferibile a quella della stragra11de maggioranza dei parigini, intasata in ormai decrepiti tuguri, non altrettanto si può dire per ciò che riguarda l'igiene 1nentale. La concentrazio11e nello stesso luogo di parecchie migliaia di individui, tra i venti e i trent'an11i, tutti dediti allo stesso tipo di attività, tutti assillati dagli stessi proble1ni, in un clima di provvisorietà, di precarietà economica e di promiscuità culturale, etica e religiosa, ha come effetto immediato la difft1sione dei disturbi mentali, la cui manifestazio,ni, soprattutto i frequenti suicidi, contribuiscono a creare 11na atmosfera ossessiva ed alienatrice. C'è poi un ruolo sociale: l'abitazione deve contribuire a migliorare le relazioni tra i differe11ti gruppi e strati che costituiscono la società. Ciò è particolarmente importai1te nel caso• dell'abitazione per lo studente, il cui brusco passaggio dai banchi dell'U11iversità alla responsabilità ed alla funzione di cardine che è propria del « quadro » provoca notoriamente uno sbandamento psicologico che non è più possibile considerare come il patetico addio alla giovinezza, ma cl1e bisogna identificare e curare come una 63 Bibliotecaginobianco
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