Giornale a più voci Il prof~ssor Pende, comunque, non si limita a far cenno del « temperamento neuroendocrino » delle donne; egli ricorre, per meglio dimostrare il proprio assunto, ad argomentazioni che nulla hanno di scientifico. Scrive, difatti, che « su centocinquanta donne celebri nella storia del pensiero, raccolte e studiate dal Pieraccini dal XII al XIX secolo in Italia, solo undici figurano come celebri nel campo delle discipline creative ed astratte. Più frequente è il numero delle donne nel campo della pittura, della poesia, dell'arte narrativa: ma in 27 su 48 pittrici celebri esisteva una ereditarietà diretta, cioè esse erano figlie di artisti. È pur interessante ricordare che la più grande scrittrice italiana, nell'epoca del XII al XIX secolo, è una Santa, S. Caterina da Siena; e la più grande pittrice nel secolo d'oro della pittura, il 400, è pure una Beata, la Beata Caterina da Bologna. Sembra dunque che una fortuna ereditaria speciale od una grazia divina siano necessarie per la nascita di vere donne di genio! ». Questa la conclusione cui perviene il Pende, senza accorgersi di cadere in contraddizione. Se le donne sono mediocri per natura, il caso di una donna geniale è impensabile (figurarsi, poi, di centocinquanta, e solamente in Italia). Non esistono in natura esempi di mucche carnivore, di tartarughe veloci o di cani vegetariani. Tuttavia, si obietterà, il numero delle grandi personalità femminili è certamente esiguo. D'accordo: ma ciò non prova l'inferiorità naturale dell'intelligenza femminile, prova tutt'al più l'inferiorità della condizione femminile nella società umana. Se ventisette pittrici famose, su quarantotto, erano figlie di artisti, ciò dimostra che, nel loro caso, sussistevano condizioni ambientali eccezionalmente favorevoli allo sviluppo delle loro qualità potenziali (ereditate o meno). Se quelle ventisette donne fossero state strappate da bambine alle loro famiglie, e allevate lontano dai pennelli paterni, quante di loro sarebbero divenute pittrici? Forse nessuna. È stato giustamente osservato che « i risultati personali sono quasi impossibili, nelle categorie umane mantenute collettivamente in istato di inferiorità», e che « geni non si nasce, si diventa ». Per potersi pienamente realizzare, la donna deve prima liberarsi dalle pastoie, materiali e morali, che il fatto stesso di essere nata donna le ha in1posto: in questo senso gli esempi addotti dal professor Pende, di S. Caterina da Siena o della Beata Caterina da Bologna, risultano particolarmente illuminanti; si tratta di donne che hanno saputo svincolarsi dalla propria condizione umana, e nell'abbandono mistico hanno trovato la libertà necessaria alla totale espressione della loro ricchezza interio,re. Il professor Pende, peraltro, non ritiene di doversi limitare all'enunciazione. di una teoria. Nossignori: egli intende muoversi sul terreno delle realizzazioni pratiche. « Io ritengo giunto il momento che sia senz'altro modificato profondamente l'attuale ordinamento dell'istruzione superiore, limitando ad un numero scarso di donne, mercè opportuni concorsi selettivi, quelle professioni liberali per le quali sappiamo che il cervello femminile non è per natura sufficientemente preparato: come sono le carriere delle scienze, delle matematiche, della filosofia, della storia, dell'ingegneria, del59 Bibliotecaginobianco
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