• Rosellina Balbi Il " manifesto del sesso ,, Dopo il 111anifesto della razza, il manifesto del sesso. Non sapremmo definire altrimenti, difatti, l'articolo cl1e il professor Nicola Pende ha pubblica to, or è qualcl1e mese, sulla rivista « Costume», coronandolo con un dettagliato progetto per l'istituzione di « una facoltà universitaria di cultura della fem1ninilità ». La tesi discriminatrice sostenuta dal professore Pende riguarda, questa volta, le facoltà intellettive del sesso fe1nminile: « la donna può fare tutto quello che può fare l'intelligenza maschile, ma fino ad una certa misura media, più che sufficiente, però, per i compiti per i quali la donna è stata creata». Quali siano questi compiti, è facile intuire: essi consistono nell'essere << sposa e madre, allevatrice ed educatrice, collaboratrice e compagna affettuosa àell'uorr10 ». L'esistenza della donna, dun que, avrebbe un senso soltanto in relazione a quella dell'uomo; difatti, oss erva Pende, « la donna non può vivere sentimentalmente, con1e molte volte può fare l'uomo, in sé e per sé sola». È lo stesso concetto di Benda: « l'uomo può pensarsi senza la donna: Jei non può pensarsi senza l'uomo ». Fin qui, dunque, non si tratta di una tesi nuova; né rappresenta una novità il fatto che, per sostenerla, si ricorra ad argomentazioni di natura scientifica. Anche i fautori delle discriminazioni razziali hanno tentato di darsi un abito di obiettività, attingendo (arbitrariamente) alla biologia, alla fisiologia ed alla psicologia sperimentale. L'eterno femniinino, con1e è stato giustamente osservato, equivale, in ulti1na analisi, all'anima negra: non a caso, si è detto, i gruppi dominanti a1nano profondersi in elogi sulle virtù del « buon negro » o della « donna veramente donna », nel tentativo di mantenere i negri, o le donne, al loro posto (vale a dire, al posto in cui gli stessi gruppi dominanti li hanno confinati). Diceva Bernard Shaw che « l'americano bianco, in sostanza, relega il negro al rango di lustrascarpe, e ne conclude che è capace solo di lustrare le scarpe ». Non è senza significato, dunque, che il professor Pende faccia sua la tesi della « uguaglianza nella differenza» ( « noi non siamo di quelli che credono alla inferiorità intellettuale della donna, ma è indiscutibile che il cervello femminile è qualitativa1nente diverso dal maschile »): che è appunto la formula adottata da certo razzismo an1ericano per nobilitare la propria azione discriminatrice nei confronti della gente di colore. Naturalmente, 11011intendiamo discutere (né avremmo la veste per farlo) il fondamento scientifico delle affermazioni del professor Pende: quantunque sappiamo che molti studiosi respingono la dottrina del parallelismo psicofisiologico. Senza dire cl1e, a giudizio degli stessi sostenitori di quella d?ttrina, tutti gli esserj u1nani - quale che sia il loro sesso - possiedo no, allo stato potenziale, identiche attività cerebrali: che poi si sviluppano in misura maggiore o minore, a secon.da dei maggiori o minori stimoli cult11rali e sociali. Se un individuo è analfabeta, ciò non significa che egli sia sprovvisto del « centro» della lettura, ossia della attitudine naturale al leggere: significa solo che nessuno gli ha insegnato a farlo. 58 Bibliotecaginobianco
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