Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

Giornale a più voci per la produzione di fibre tessili artificiali. D'altra parte, basta guardarsi intorno per vedere in quanti usi ed in quali quantità si vada sostituendo il legno con altri materiali. Molte zone collinari, medie ed alte, del Mezzogiorno continentale potrebbero essere appunto utilmente rimboschite con essenze forestali idonee a dare buona cellulosa. Vi sono, però, alcune condizioni di fatto, sia imposte dalla natura che dalle leggi, che lirnitano le possibilità di rimboschire con queste essenze. Buona parte dei terreni collinari meridionali sono pesanti, con contenuto di argilla, a volta molto forte, e le piante che d'ordinario s'impiegano per la produzione di cellulosa non vi crescono spontanee, mentre quelle che vi si trovano non sembrano adatte a questo fine. Un altro fattore negativo è la piovosità, che' com'è noto, è concentrata in inverno, mentre le estati sono quasi prive di piogge. Sarà possibile trovare essenze forestali idonee alla produzione di cellulosa che si adattino a questi terreni ed a questi regimi di piogge? Che si sappia, non vi sono prove da cui trarre insegnamenti. Saremmo lieti di essere smentiti. D'altra parte, non sembra che la pioppicultura, ad esempio, trovi un incoraggiamento nella prassi della concessione dei contributi statali. E poco s'è profittato delle molte opere di sistemazione idraulico-forestale finanziate dalla Cassa per fare qualche prova nel senso accennato. Forse sarà necessario andare a trovare in luoghi lo,ntani, simili ai nostri, essenze adatte allo scopo, prima di avviarsi per un lavoro di grande mole ed impegno. La spesa non sarà lieve. Ammettendo che per costituire un bosco si spendano 600.000 lire per ettaro, per soli 100.000 ettari la cifra risultante sarà 6 seguito da dieci zeri. A questa cifra bisognerà aggiungerne una seconda, degl'interessi, che raddoppierà la prima. Né la previsione deve essere considerflta eccessiva ove si considerino oltre l'acquisto del suolo: le sistemazioni idrauliche, le stradine di servizio, le abitazioni dei guardiani, le recinzioni etc. etc. Ad aumentare le difficoltà ed i costi contribuirà in modo, rilevante la scarsezza di mano d'opera, che costringerà a pagare, al « terrone » che sia disposto a lavorare nei boschi, compensi paragonabili a quelli che ottiene nel Nord ed all'estero. Tutto questo induce a pensare che l'investimento di capitali in nuojvi boschi sia un investimento « sui generis », non paragonabile ad altri in agricoltura e tanto meno nell'industria. Sarebbe assai interessante fare delle prove, anche a costo di perdere tempo e danaro. Saranno certamente prove di lunga durata, con molto impegno sul piano sperimentale, senza mai perdere di vista i fini industriali eh~ si vogliono conseguire. E tali prove dovrebbero esser fatte in almeno dieci zone del Mezzogiorno continentale. Il loro costo non dovrebbe superare le 800.000 lire per ettaro e, se ogni terreno di prova si estendesse per cento ettari, la spesa totale si aggirerebbe sugli ottocento milioni, che non sembrano troppi per uno scopo tanto importante. A questa proposta si potrebbe rispondere che le prove sono inutili, traendo le ragio,ni da un'extrapolazione di fatti già noti e prevedendo il comportamento di un'essenza forestale da quanto già si sa su di essa, sul suolo 51 Bibliotecaginobianco

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