Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

La Redazione I non impaziente; e che la priorità fondame~tale nella politica estera americana resta l'Europa. Può sembrare paradossale il dirlo in un momento in cui tutti affermano che l'Euro·pa è ormai soltanto l'ombra di un grande nome, in un momento in cui alcuni piangono sull'irrirr:iediabile declassamento del vecchio continente ed in cui le curiosità di tanti vagano dalla Cina al Ghana, dall'India al Congo: eppure è ancora vero che l'equilibrio tra Est ed Ovest, la grande gara tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, si decidono in Europa, sulla piattaforma dell'europeismo. E, se ben si riflette, al fondo della tensione tra Russia e Cina v'è anche la consapevolezza di questa verità elementare·. Ed è, altresì, sulla piattaforma europeistica che si può vincere la battaglia contro gli ambiziosi disegni gollisti. Come soltanto l'incapacità degli stati nazionali europei di darsi una struttura federale e gli errori della politica estera americana hanno consentito al generale-presidente di spingere avanti la sua politica, così soltanto la ripresa dalle due parti dell'Atlantico della battaglia europeistica potrà bloccare prima e f.rustrare poi i progetti di De Gaulle. L'Inghilterra, l'ingresso dell'Inghilterra nel Mercato Comune, possono aiutare certamente in questa battaglia; ma non è questo l'alfa e l'omega del problema. Poiché se nel MEC dovesse entrare la Gran Bretagna riluttante e perplessa degli anni scorsi, quella per la quale l'Europa è un « mezzo » e non una « patria » (diremo riprendendo i termini di Aron), quella eh.e ha fatto temere agli europeisti democratici che una volta entrata a far parte della comunità potesse fare da freno al processo di integrazione politica e potesse addirittura diventare l'alleata naturale del De Gaulle dell'Europa della patrie, il problema europeo non avanzerebbe d'un passo. E anche coloro i quali credono, generosame11te, che sul piano delle lotte di regime questa Inghilterra potrebbe fare da contrappeso alla spinta dell'autoritarismo gollista, commettono, forse, un errore di valutazione: perché la Gran Bretagna trepidante per qualche suo commercio col Commonwealth, desiderosa di evitare i turbamenti e le crisi delle rinunce di sovranità, potrebbe non essere di aiuto, nei grandi confronti di regime; ed anche perché, è opportuno non dimenticarlo per non restare delusi poi, la Gran Bretagna non ha fai fatto in passato, tranne in poche gravissime crisi nelle quali era minacciata direttamente, una politica estera per così dire ideologica. L'Inghilterra nel MEC, dunque; e, lo speriamo fervidamente, pronta a prendere all'interno del club europeistico la parte di quelli che si sono sempre battuti e si dovranno ancora battere assai più duramente di prima per l'integrazione politica. Ma ciò 110n esaurisce affatto la politica europeistica e la politica europea: questa si decide innanzi tutto a Bonn ed a Washington, ed è nella fermezza co·n 38 Bibliotecaginobianco .

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