Nord e Sud - anno X - n. 40 - aprile 1963

L'Europa tra De Gaulle e Kennedy nulla: nessun governo della Repubblica Federale potrà mai fare una simile scommessa sulla pelle dei suoi cittadini; e, diciamolo pure, nessun governo al mondo lo farebbe. Né ci si può meravigliare, da ultimo, del fatto che, posti innanzi a queste scelte strategiche, i tedeschi o gli europei restino turbati e s'interroghino drammaticamente e prendano a dubitare della decisione americana di ricorrere all'arma suprema per la difesa dell'Europa. E quando si trascorre dalla strategia alla politica non si può fare a meno di rilevare che l'amministrazione Kennedy si è irretita da sé in alcune contraddizioni, che hanno confuso ulteriormente i rapporti degli Stati Uniti con gli altri paesi europei e che le hanno impedito di vedere l'esatta soluzione dei problemi. Vista dall'Europa (e potrebbe darsi che già questo sia un errore di prospettiva: ma, se c'è, si tratta di un errore che non possiamo evitare di commettere!) la politica estera dell'amministrazione democratica è parsa sempre ossessionata dal problema di una spiegazione chiara con la Russia, di un negoziato diretto tra i due « grandi » della terra, che avviasse una soluzione pacifica dei problemi più importanti. Noi non abbiamo i sospetti che hanno avuto e che hanno ancora molti europei a questo proposito: non crediamo, ad esempio, che gli Stati Uniti siano pronti ad accordarsi con la Russia a spese dell'Europa, o che siano disposti a fare ai sovietici .concessioni onerose per l'Europa stessaa Questo non toglie, però, che la ricerca della spiegazione franca e totale non ci appaia alquanto semplicistica e poco meditata, da qualunque punto di vista la si voglia considerare. Se, in effetti, si guarda al fondo dei problemi e se si eccettuano le trattative per un disarmo controllato progressivo (che possono e devono sempre continuare) appare subito cl1iaro che l'area del negoziato tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica è estremamente ristretta, e, per quanto riguarda l'Europa, si riduce ad un solo problema, a quello che la diplomazia americana chiama con delicato eufemismo il problema della stabilizzazione dell'Europa centro-orientale, ossia il problema tedesco. E su questo punto non si può sfuggire all'impressione che Washington abbia negli ultin1i anni continuato a guardare l'albero senza prestare soverchia attenzione alla foresta, si sia lasciata ipnotizzare dalla questione di Berlino senza considerarla nel complesso del problema tedesco. Certamente, l'amministrazione democratica si è trovata ad ereditare l'errore commesso dal ge11erale Eisenhower negli incontri di Camp David, quando l'allora presidente degli Stati Uniti definì « anomala» la situazione berlinese e lasciò intendere ai sovietici che si sarebbe potuto negoziare un compromesso soddisfacente per entrambe le parti su quel problema (ed è più che legittimo sospettare 29 Bib.liotecaginobianco

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