La Redazione a tre, sarebbero st1ffi.cienti da parte nostra da trentacinque a quaranta divisioni. Questo tipo di calcoli dà luogo ad obiezioni e contro-obiezioni che può andare avanti all'infinito: quello che è certo, però, è che ad un rafforzamento sensibile dell'esercito atlantico non potrebbe non corrispondere automaticamente un rafforzamento dell'esercito sovietico: è dei giorni scorsi la notizia che Mosca ha deciso di soprassedere alla smobilitazione di alcune unità delle sue armate convenzionali. Non si aprirebbe a questo modo una penosa corsa verso livelli sempre più alti di armamenti convenzionali? Ma poniamo che vi sia un limite obiettivo a questa gara e che il tetto sia per l'Europa un esercito di cinquanta-sessanta divisioni: è lecito chiedersi se l'Europa possa assumersi la spesa di un esercito permanente di tali dimensioni. Si è detto che i sei paesi del MEC nel loro complesso sono più popolati e più ricchi dell'Unione Sovietica e che, se essi finora non hanno fatto uno sforzo maggiore per la loro difesa, ciò è accaduto non già perché non potessero farlo, ma perché non volevano farlo: appoggiati alla protezione degli Stati Uniti, che non costava nulla perché era pagata dai contribuenti americani, gli europei hanno lasciato fare agli altri. C'è molta verità in queste osservazioni; eppure si possono muovere ad esse obiezioni di non piccolo peso, alle quali è difficile rispondere. Se è vero che l'Europa del MEC è più ricca dell'URSS, è vero anche che la priorità nelle spese ed il modo di distribuire lo, sforzo dello stato varia moltissimo tra i paesi del MEC e l'URSS, e che il sistema politico sovietico· è tale da imporre certe scelte, mentre il sistema politico europeo non lo è; e nessuno vorrà che l'Europa democratica paghi per la sua difesa il prezzo delle sue istituzioni. È certo, tuttavia, che i paesi del MEC potrebbero fare, per la loro difesa, uno sforzo maggiore di quello che hanno fatto finora; ma qui sorge un'altra obiezione: se è vero che ciò che scoraggia un attacco a qualsiasi livello è la credibilità e la portata della ritorsione nucleare, sembra logico chiedersi se il fine della difesa europea non si raggiunga meglio rafforzando non tanto gli eserciti convenzionali quanto la credibilità della ritorsione nucleare. E, finalmente, non si possono dimenticare alcuni fattori psicologici che diven-- tano politici: non si può proporre alla Germania Federale t1na nuova strategia, che prevede una notevolissima distruzione di una parte del suo territorio, una distruzione certamente più massiccia di quella· dell'ultima guerra, perché, anche lasciando da parte le armi atomiche tattiche, gli stessi armamenti convenzionali sono oggi assai più distruttivi di vent'anni fa; non si può proporre alla Germania Federale siffatta strategia, e pretendere che il governo tedesco l'accetti per buona. Da questo, punto di vista contare sui successori di Adenauer è contare sul 28 Bibliotecaginobianco .
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